Minaccia il testimone perché accusi
la moglie di aver l'amante

Mercoledì 25 Giugno 2014 di Luca Ingegneri
Minaccia il testimone perché accusi la moglie di aver l'amante
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PADOVA - Ha commesso una colossale ingenuità che ha finito per provocargli una montagna di guai. Giuseppe Toniolo, 61 anni, di Montegrotto, ha inutilmente provato ad addomesticare un testimone pochi istanti prima di un’udienza della causa di separazione giudiziale promossa dalla consorte, a partire dal 2009.



Lo spiacevole episodio risale al 7 giugno 2012. Toniolo aveva affrontato con tono minaccioso un teste che di lì a poco sarebbe stato chiamato a deporre davanti al giudice. Gli aveva messo sotto il naso una serie di documenti in cui, a suo dire, comparivano notizie compromettenti che lo riguardavano. Il sessantunenne sperava in questo modo di impaurire il teste e di costrigerlo a fornire al giudice una versione dei fatti a lui favorevole. Toniolo voleva che il testimone riferisse di aver visto sua moglie abbracciarsi e baciarsi per strada con un altro uomo.



A sostegno della sua tesi, il sessantunenne era pronto a consegnarli una fotografia che ritraeva la moglie in compagnia del presunto amante. Non solo. Toniolo era pronto a fornire al teste pure un certificato del Pubblico Registro Automobilistico con i dati anagrafici del presunto rivale.



Il testimone non aveva la più pallida idea chi fosse. Non ne aveva mai sentito parlare e il suo nome non gli diceva nulla. Ma soprattutto non aveva alcuna intenzione di raccontare al giudice una serie di frottole. Si era quindi categoricamente rifiutato di aderire al diabolico piano di Toniolo.



Aveva risposto alle domande del giudice e aveva rivelato in udienza il tentativo di falsare la sua testimonianza. Inevitabile a quel punto la trasmissione degli atti della causa civile alla Procura della Repubblica.



Il fascicolo era approdato sul tavolo del pubblico ministero Vartan Giacomelli che aveva iscritto Toniolo sul registro degli indagati con l’accusa di intralcio alla giustizia. Una fattispecie di reato che prevede condanne fino a quattro anni di reclusione. Il sessantunenne è finito a processo davanti al giudice Claudio Marassi. Ma non se l’è sentita di affrontare il contraddittorio. Il suo legale, l’avvocato Roberto Morachiello, ha concordato il patteggiamento con la Procura. Sette mesi e quattro giorni di reclusione, con la sospensione condizionale.
Ultimo aggiornamento: 16:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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