Laguna di Grado, la grande bonifica fu
un'invenzione da cento milioni di euro

Giovedì 26 Luglio 2012 di Giuseppe Pietrobelli
Una veduta aerea della laguna di Marano e Grado (archivio)
GORIZIA - La Laguna di Marano e Grado ha nascosto per dieci anni uno scandalo senza precedenti, un colossale scialo di denaro pubblico, una macchina politico-amministrativa mangiasoldi. Sulla base di un presupposto - errato o per lo meno non dimostrato - che fosse in atto un inquinamento da mercurio così grave da indurre il ministero per l’Ambiente a istituire un vasto Sito di Inquinamento Nazionale (Sin) e a costituire una struttura commissariale faraonica. Equivoco che sarebbe stato alimentato da interessi di finanziamenti pubblici e perpetuato - con un peculato da decine di milioni di euro (circa un centinaio) e una truffa in atti pubblici - traendo in inganno i presidenti della Regione Friuli, nonchè i ministri. Anche se uno zampino di qualche funzionario del ministero dell’Ambiente ci sarebbe stato nell’architettura di un intervento di disinquinamento inefficace non diverso da altre iniziative nel panorama dei 57 "Sin" italiani.



È un atto d’accusa devastante quello che il pm di Udine, Viviana Del Tedesco, ha scritto dopo anni di indagini nei 14 inviti di presentazione ad altrettante persone indagate. Alcuni dei loro nomi erano noti da marzo, quando furono effettuate decine di perquisizioni. Ma al di là dei nomi (tra cui i tre ex commissari (Paolo Ciani, Gianfranco Moretton e Gianni Menchini) è la sostanza delle contestazioni a mettere i brividi, in epoca di spending review. I soldi non vennero usati per disinquinare.



L’area a rischio, vicino all’insedimento industriale Caffaro, fu ampliata a dismisura (1.600 ettari), senza interpellare i Comuni. Si spesero soldi per piani e progetti a fondo perduto. Si pagarono sempre le stesse ditte. Si mantenne una struttura di decine di persone. Vennero nominate (e lautamente pagate) commissioni scientifiche che non si preoccuparono di verificare il permanere dell’emergenza. Si attuò una procedura non giustificata, senza risolvere alcun problema e si ottennero nove proroghe, anno dopo anno, nella mancanza totale di controlli. Roba da Corte dei Conti.



Un "Sin" senza mercurio. Secondo le prove del Pm, solo l’area industriale e una parte del Sin vicino all’Aussa-Corno era da bonificare. Si individuò invece un’area di 20 volte superiore: «Si accetta di considerare inquinata l’area Sin per avere il denaro promesso dal Ministero». Ma il mercurio non era altro che un minerale cristallino, il "cinabro".



Le analisi inutili. Avessero fatto bene le analisi lo avrebbero scoperto. Invece si spesero 4 milioni di euro per i carotaggi della società Nautilus. Erano inutili. Non fu rispettato il piano Icram che nei carotaggi prevedeva il prelievo di due contro-campioni, per la "validazione". In realtà mancavano gli apparecchi adatti, le "carote" vennero conservate male e i valori erano in buona parte nei limiti di accettabilità.



Una truffa perpetruata. Per il pm, nessuno dei commissari segnalò l’inattendibilità dei test ai presidenti della Regione (Tondo e Illy) che chiesero ogni anno, dal 2002 al 2011, le proroghe dell’emergenza. Ad aprile è stato il premier Monti a chiudere la struttura commissariale, 24 giorni prima della scadenza di Menchini.



Un fiume di denaro. I reati di peculato e truffa riguardano decine di milioni di euro, con la presunta complicità dei soggetti attuatori. Ci sono i 4 milioni di euro della Nautilus. Poi le spese sostenute da Ciani (2002-06): dragaggio per 9 milioni di euro, 9 milioni e mezzo per una cassa di colmata, studi e progettazioni per 24 milioni e mezzo, impegni di spesa per 35 milioni. L’era Moretton comportò la nomina di una commissione scientifica e di consulenti giuridici (costati centinaia di migliaia di euro): nessuno mise mai in dubbio l’emergenza. Così nel solo 2007 vennero ricevuti dallo Stato 20 milioni di euro. L’ultimo commissario, Menchini, continuò con proroghe e spese e mise in cantiere un inattuabile progetto di risanamento dell’area Caffaro da 230 milioni di euro. Con la benedizione del Ministero, della società statale Sogesid e della politica locale. Nient’affatto dinteressati, assicura il pm Del Tedesco.
Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 13:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA