Belluno. Si è costituito l'assassino del
prete: l'aveva scambiato per un cinghiale

Lunedì 23 Agosto 2010
Don Francesco Cassol e Giovanni Ardino Converso, l'uomo che lo ha ucciso
BARI (23 agosto) - Don Francesco Cassol non ha avuto nemmeno il tempo per l’ultima preghiera a Dio: stato ucciso con un colpo di carabina sparato da un bracconiere, che poi fuggito in auto. Il delitto è avvenuto la notte tra sabato e domenica nella sperduta e deserta Murgia barese, vicino ad Altamura. Il prete è stato ucciso con un colpo di fucile all'addome sparato da una distanza di 30 metri con una carabina solitamente usata per la caccia ai cinghiali.



Un uomo, nel primo pomeriggio, si è costituito nella caserma dei carabinieri di Altamura, accompagnato dal proprio legale e ha confessato. È un cacciatore di cinghiali che avrebbe detto ai carabinieri di aver sparato scambiando il sacco a pelo in cui dormiva il sacerdote per la sagoma di un animale e di essere fuggito per paura.



«Credevo di sparare a un branco di cinghiali». Il cacciatore, secondo il racconto verbalizzato dagli inquirenti, si è recato verso la mezzanotte in località Pulo, nel territorio di Altamura, con la propria auto per la caccia del cinghiale, nonostante questa sia in questo periodo non consentita.



L'assassino è stato trasferito a Bari, dove in una caserma è stato sentito dal magistrato inquirente della procura di Bari, Manfredi Dini Ciacci, e dal maggior Laganà, del reparto operativo del Comando provinciale di Bari. Si chiama Giovanni Ardino Converso, ha 57 anni ed è di Altamura. A quanto si è saputo, l'ipotesi per la quale si procede nei suoi confronti per ora è di omicidio volontario.



Don Francesco veniva da Longarone, in provincia di Belluno, da dove era partito con un gruppo di 17 persone per un raduno spirituale itinerante, il Raid Goum. Dormivano nei sacchi a pelo in un improvvisato campeggio sotto un cielo buio e senza stelle perché aveva anche piovuto. Qualcuno ha sentito, intorno a mezzanotte, un rumore sordo: nulla di allarmante però, tanto che hanno continuato tranquillamente a dormire. La domenica mattina, alle prime luci dell’alba, si sono svegliati tutti tranne il parroco. È bastato uno scambio di sguardi per insinuare il sospetto che qualcosa non andasse per il verso giusto perché don Francesco era sempre il primo a svegliarsi. Hanno subito pensato a un malore ma quando la più coraggiosa ha aperto il sacco a pelo, il dubbio ha lasciato spazio alle lacrime: il corpo del parroco era riverso su un lato, il proiettile l’aveva colpito al basso ventre non lasciandogli scampo. Immediata la richiesta d’aiuto e la constatazione, all’arrivo del 118, che non ci fosse più nulla da fare.



I carabinieri del comando provinciale, insieme alla polizia di Bari, hanno indagato in ogni direzione. L’autopsia, disposta dal pubblico ministero Manfredi Dini Ciacci, sarà eseguita oggi nella clinica di Medicina legale al Policlinico di Bari. Fin dall'inizio dell'indagine, per il comandante Giangabriele Affinito l’ipotesi più probabile era quella del bracconiere; un cacciatore di frodo che, nel buio, potesse aver scambiato il sacco a pelo per un cinghiale. Insieme alla scientifica, hanno raccolto fino a tarda serata tutte le testimonianze utili, sentendo sia i ragazzi del gruppo di preghiera che i contadini residenti nelle masserie limitrofe.



L’identificazione dell’assassino è stata facilitata dal fatto che i cacciatori di cinghiale armati con una carabina del genere, 30.06, non sono molti: il costo è elevato ed è estremamente pericolosa.



Intanto ieri ad Altamura è scattata una gara di solidarietà per aiutare i ragazzi partecipanti al Raid Goum. Monsignor Mario Paciello, vescovo della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, ha espresso solidarietà e vicinanza alla famiglia di don Francesco e alla diocesi di Belluno e ha inviato sul posto Don Nunzio Falcicchio.



Dopo la giornata in caserma, i ragazzi sono tornati tutti a Minervino Murge, a pochi chilometri da Altamaura, dove avevano lasciato le auto prima di mettersi in cammino per il deserto della Murgia e il raduno di preghiera. Sono frastornati e molto scossi. «Hanno pregato tanto per don Francesco» ha riferito don Nunzio, «insieme con la protezione civile abbiamo messo a loro disposizione qualunque cosa pur di poter alleviare il dolore».



Non era la prima volta di Don Francesco nella Murgia barese. Aveva già percorso a piedi la zona ed era al quinto raid Goum in Puglia. Il 26 agosto sarebbe tornato a casa dove lo aspettavano il padre di 91 anni e la madre di 83, e cinque fratelli tra cui Maria Teresa Cassol, consigliere comunale del Pd a Belluno. Aveva una formazione scout che gli consentiva di mettere entusiasmo in tutto quello che faceva. In questi giorni avrebbe dovuto guidare un ritiro spirituale itinerante tra i rifugi delle Dolomiti, percorso spirituale tra i rifugi ad alta quota, ma proprio per il contemporaneo impegno nel raid Goum in Puglia era stato sostituito da don Giuseppe Bratti, responsabile dell’ufficio informazione della Diocesi di Belluno.
Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 14:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA