Acc, i cinesi trattano solo in parte:
tagli in busta al 16%, niente festivi
e 145 persone da licenziare

Mercoledì 30 Luglio 2014 di Eleonora Scarton
I lavoratori dell'Acc in assemblea
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MEL - Acc: è trattativa ad oltranza. Il faccia a faccia decisivo tra i sindacati e i possibili futuri acquirenti dello stabilimento continua. Nessuna firma fino a ieri sera; la discussione va avanti ma in un clima meno teso. Forze sindacali e cinesi sembrano ora correre se non sugli stessi binari quantomeno vicini.

Le pretese della Wanbao e le richieste dei sindacati sembra siano meno lontane.

La volontà è quella di arrivare ad un accordo il prima possibile. E se un accordo definitivo non è stato raggiunto, quello che sembra emergere è che si sia più vicina un'intesa di massima. Oggi i sindacati cercheranno di limare le ultime sbavature.

Un duro lavoro che si concluderà con ogni probabilità il 4 agosto, giornata in cui il ministero dello sviluppo economico ha riunito il tavolo e potrebbe esserci la firma ufficiale dell'accordo.

«Una giornata di trattative intense - evidenzia il sindacalista Bruno Deola della Fim Cisl - in cui le cose sono andate meglio rispetto alle trattative intavolate a Roma». Inizialmente il costo del lavoro era al 10% in meno poi salito al 27%. Ieri si è arrivati al 16%. «Stiamo cercando di rivedere la parte più spinosa - prosegue Deola - ossia il costo del lavoro e la gestione dei 455 lavoratori con la garanzia di almeno due, tre anni».

Le ultime notizie avute in serata danno per confermati i 145 esuberi senza ulteriori tagli e i 455 riassunti entro un anno dall'avvio. Ci sarà effettivamente una riduzione della busta paga con ripercussioni importanti ma di gran lunga inferiori alle richieste fatte al ministero dello sviluppo economico da parte dei consulenti di Wanbao dello studio legale Chiomenti di Milano.

Dal punto di vista dei tagli incideranno la riduzione degli scatti di anzianità, la riformulazione dei premi di risultato, il ritocco dei superminimi degli impiegati con le retribuzioni più alte e lo slittamento della festività, come per esempio il santo patrono, alla domenica. Tutte cose che la proprietà cinese ha effettivamente chiesto.

Quelle che è stato chiesto a gran voce è che non si possono toccare principi giuridici inalienabili e che fanno parte delle conquiste sindacali italiane. L'Italia ha normative che regolano il mondo del lavoro e su questo non si può e non si deve scendere a compromessi. Anche le preoccupazioni evidenziate ieri che vedevano la garanzia di apertura dello stabilimento per due anni, senza però l'intromissione dei sindacati, sembra essere un allarme rientrato.

L'avvicinarsi della conclusione dell'accordo tra la proprietà cinese e le parti sindacali potrebbe scongiurare l'ipotesi che la Wanbao non acquisti lo stabilimento. L'alternativa è la chiusura con i 600 lavoratori a casa. Ma c'è un'altra alternativa lanciata da un gruppo di operai. Creare una cooperativa di lavoratori come hanno fatto gli operai dello stabilimento Ideal Standard di Orcenico (Pordenone).

Ultimo aggiornamento: 13:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA