La memoria va rispettata ma anche la democrazia

Martedì 6 Ottobre 2015
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Egregio Direttore,

ho letto con interesse i commenti che ha suscitato la vicenda di Saccol, dove sono stati ricordati dei soldati della X Mas. Chi scrive ha avuto il papà che ha combattuto con i partigiani, la mamma che ha patito il campo di concentramento tedesco: non ho mai votato per un estremo. Eppure a Saccol, quella domenica, c'ero anch'io. Perchè a guerra finita, togliere la vita ad un altro uomo si chiama omicidio: non è stato un fenomeno isolato. In Italia hanno combattuto tutti, buoni e cattivi: tutti hanno dato vita ai loro cimiteri, per poter così ricordare dignitosamente i loro morti. Ai caduti della Rsi, questo gesto di umana pietà non è stato concesso: perchè? Siamo così incivili da aver paura anche dei morti? A Saccol non ho visto saluto "romano", non ho sentito canti nostalgici. L'unica bandiera era quella italiana, l'unico canto l'inno nazionale. I discorsi ufficiali hanno trattato di pace, concordia, comprensione. Invece a Roma, hanno utilizzato il Parlamento (cuore della democrazia repubblicana) per onorare un comunista che ci voleva vendere alla Russia di Stalin. Hanno cantato "bella ciao", e bandiere rosse. Che tristezza! Mi riempie di tristezza anche il mio Papà. Ogni anno, il 25 aprile, si reca alla cerimonia per ricordare quanti, come lui, hanno combattuto per la libertà. Si rende conto che la guerra è finita da tanto tempo, ma la pacificazione degli animi è ancora lontana e tanti sacrifici non solo valsi a ridare una identità unitaria a questa Nazione.

Rispettosamente.




Franco Tisot





Caro lettore,

credo che la sua lettera, che pure non condivido in ogni sua parte, possa concludere il dibattito, intenso ma assai civile pur nella differenza di opinioni, che si è sviluppato su queste colonne dopo le celebrazioni di Saccol. Penso sia particolarmente importante l'espressione con cui lei conclude il suo scritto: "rispettosamente". Perchè, aldilà delle differenze di idee e vicende personali, è il rispetto il collante che può consentirci di riannodare i fili della nostra storia nazionale, superando divisioni, odi e risentimenti. Rispetto per la propria memoria, ovviamente, ma anche per quella degli altri e del proprio Paese. Senza cancellare nulla e senza neppure avere la pretesa di avere il monopolio della verità. Quello di Soccol, vale la pena di ricordarlo, fu un eccidio ingiusto e ingiustificabile perchè avvenne a guerra conclusa. Non fu il solo. I mesi successivi alla Liberazione furono segnati da tanti delitti e soprusi operati da bande di partigiani comunisti e di cui furono vittime uomini e donne di varia esperienza e orientamento politico: tutte vicende che la storiografia organica al Pci ha cercato per decenni di negare o minimizzare. Ma riconoscere e ribadire tutto questo, non può significare negare il contributo che la lotta di Liberazione ha dato alla caduta della dittatura nazi-fascista e alla nascita (fondamentale) della democrazia italiana. Che per quanto imperfetta, malconcia e malgestita resta un valore imprescindibile. Basterebbe forse, da entrambe le parti, concordare su questi pochi principi per porre fine a tante dispute e tante, laceranti divisioni.
Ultimo aggiornamento: 14:49

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