Riscatto per Vanessa e Greta, i misteri di una trattativa

Giovedì 8 Ottobre 2015
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Caro direttore,

si legge che il rilascio delle due cooperanti in Siria (Vanessa e Greta) sarebbe costato 11 milioni di euro. Premesso che ogni persona è arbitro delle proprie scelte e poi dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e non farle pesare agli altri, lascia come al solito perplessi le falsità di rito dei ministri di turno, che affermano che nessun riscatto sarebbe stato pagato, come se i rapitori agissero per "nostalgia di solitudine". Ancora peggio sarebbe l'affermazione (anche questa di routine) dell'importanza di salvare vite umane, in uno Stato dove persone per disperazione si impiccano e altre vengono sfrattate da casa per mancati pagamenti di qualche centinaia di euro.




Antonio Colautti

Monfalcone (Ts)




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Caro lettore,

la notizia che il nostro governo avrebbe versato 11 milioni ai fondamentalisti in cambio della liberazione di Greta e Vanessa proviene da un tribunale islamico del Movimento Nurredin Zenki: fonte non particolarmente autorevole e difficilmente verificabile. In realtà, come in altri casi e nonostante le inevitabili smentite del ministro degli Esteri, molti elementi portano a credere che un riscatto sia stato versato. Altrimenti perchè mai le due cooperanti sarebbero stato liberate?



Nessuno ha mai fornito una spiegazione credibile su questo aspetto. E del resto l'Italia è uno dei paesi occidentali che su questa materia ha sempre mantenuto un atteggiamento assai duttile, per non dire ambiguo. Non ha mai dichiarato la propria indisponibilità, sempre e comunque, a trattare in caso di rapimenti. E le trattative raramente si concludono senza uno scambio.

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