Il problema pensioni si affronta coinvolgendo tutte le generazioni

Martedì 12 Maggio 2015
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Caro direttore,

dopo avere di fatto bloccata la scala mobile delle pensioni, come c’era da aspettarsi, il governo viene severamente redarguito dalla Corte Costituzionale. E a noi che abbiamo subito il danno non rimane che piangere e dire “ben gli sta”. È da tanto tempo che con le nostre lettere pubblicate nella “Posta dei lettori" andiamo dicendo che gli adeguamenti al costo della vita, che nel frattempo è cresciuta assai, sia in busta paga che nella pensione avrebbero consentito maggiori spese, sostenendo sia la vendita che di conseguenza la produzione di auto, derrate, abiti, scarpe e quant’altro occorre alla vita normale di una famiglia.



Con il risultato di ricondurre in un tempo ragionevole il Paese alla ripresa economica. Invece no. È sembrato di primaria importanza adeguarsi al diktat della Ue per stare sotto il famoso 3% trascurando il fatto che il sacrificio l’avremmo sostenuto solo noi e non certo "loro" con i loro begli stipendi. D’accordo, il guaio l'hanno causato le fervide menti del gruppo Fornero-Monti, ma gli attuali amministratori avrebbero dovuto rimediare se non altro in omaggio ai principi di giustizia sociale e di democrazia. Lei, direttore, cosa ne pensa?




Franco Masini

Lucca




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Caro lettore,

sui tagli alle pensioni si è fatto un gran pasticcio. La speranza è che ora non venga concesso il bis. La materia è scivolosa e insidiosa. Il rimborso mette a rischio l'equilibrio dei conti pubblici, ma alla luce della sentenza della Consulta è inevitabile. Forse si potrebbe introdurre un principio di gradualità: cioè restituire prima i soldi a chi ha pensioni più basse e poi gradualmente e nel tempo agli altri. Resta poi il fatto che sul nostro Paese grava una spesa previdenziale eccessiva e insopportabile. Per ogni 10 euro di spesa pubblica l'Italia ne destina 3,2 alle pensioni: in nessun altro Paese industrializzato al mondo c'è una così elevata incidenza della previdenza sui conti dello Stato. Ovviamente non è colpa dei pensionati se c'è questo drammatico squilibrio. Ma è un problema del Paese che va affrontato e risolto. Coinvolgendo responsabilmente tutte le generazioni.

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