Le parole di Fortuna e la differenza
fra venetisti fanatici e terroristi

Giovedì 10 Aprile 2014
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Caro direttore,

il dott. Ennio Fortuna, magistrato iscritto all'Ordine degli avvocati di Venezia, difende l'operato dei colleghi di Brescia. E - debbo ammettere - la sua analisi non solo è lucida, ma condivisibile. Pur affermando, infatti, che la magistratura non poteva stare a guardare condotte che possono apparire penalmente rilevanti - e ciò è indubitabile - le sue parole sono la miglior rappresentazione possibile del fatto sub judice a Brescia: "Certo, i secessionisti non sembrano in grado di portare a termine un tentativo vero e proprio di insurrezione, non dispongono di un'organizzazione militare vera e propria e non sono in numero tale da costituire per sé un pericolo". Appunto. Il che, in termini tecnico-giuridici (salvo che per una singolare e isolata pronuncia della Cassazione) equivale a escludere la sussistenza dell'unico reato attualmente contestato agli indagati, ovvero l'associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico (art. 270 bis cp). E se lo dice proprio lui, che era Procuratore Generale di Venezia, allorquando la sua Procura ricorse per Cassazione nel 2008 contro la doppia assoluzione dei Serenissimi per il medesimo reato - ricorso che fu dichiarato inammissibile dalla Sesta sezione della Suprema Corte in data 16 marzo 2011 - allora non possiamo dubitare. In altri termini, le parole del dott. Fortuna sono, dal punto di vista tecnico, la sintesi perfetta di un'arringa difensiva in favore degli attuali indagati, pur quasi tutti in carcere.




Avv. Renzo Fogliata

(difensore di Flavio Contin nel processo di Brescia)





Caro lettore,

Ennio Fortuna è uno spirito libero e non sempre le sue idee coincidono con le mie. In questo caso condivido una parte delle sue considerazioni, ma, forse per un mio deficit di cultura giuridica o forse per un eccesso di spirito garantista, faccio fatica a spiegarmi perchè la maggior parte degli indipendentisti arrestati siano ancora in carcere e non, almeno, agli arresti domiciliari. Lo dico con rispetto per gli inquirenti: ma quali siano le ragioni che impongano di tener dietro le sbarre Rocchetta o un ultrasettantenne come Faccia, mi sfuggono. Detto ciò, a proposito di considerazioni metagiuridiche, sarebbe però anche il caso che venetisti e indipendentisti uscissero dalle ambiguità e dai distinguo più o meno sottili. Chi vaneggia di dinamite al telefono, chi disegna fantasiose insurrezioni o organizza invasioni di Piazza San Marco, non è, con ogni probabilità, un terrorista. Ma non è neppure, semplicemente e banalmente, un "indipendentista che sbaglia". È perlomeno un fanatico che coltiva progetti politici e azioni dimostrative contrarie alla legge italiana. Vogliamo dirlo?
Ultimo aggiornamento: 17:09

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