L’Oste che non c’è, il fisco e l’irriducibile burocrazia

Sabato 10 Ottobre 2015
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Caro direttore,

mi piacerebbe conoscere cosa ne pensa delle disavventure dell’Oste che non c’è (conosciuto anche come Osteria senza oste). Prima le tasse e ora la comica ultima vicenda del binocolo. Così non sarà possibile ammirare, se non a occhio nudo, ed è già qualcosa, il bellissimo panorama che si gode dalla terrazza di quel locale. Nato da un’idea semplice ma bella, ricca di valori che forse non sono capiti o sono solo male interpretati.



Nelle iniziative prese “contro” l’oste non c’è un briciolo di buon senso e di amore per le cose semplici. La burocrazia, o meglio i burocrati, trovano sempre la maniera per imporre la loro forza, la loro unica forza. Così si sentono importanti perché conoscono tutte le leggi, eccetto quella non scritta del buon senso. Mi sembra che le leggi, prima di essere applicate, dovrebbero essere interpretate.




Giancarlo Locatelli

Dosson di Casier (Tv)




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Caro lettore,

confesso la mia ignoranza: non conosco in modo dettagliato le centinaia di regole e di norme che governano la vita dei cittadini italiani in ogni loro attività. Quindi non sono in grado di dire se "l'Oste che non c'è" ottemperasse o meno a tutti i vincoli imposti dalle nostre leggi. Può darsi dunque che questa originale osteria fai-da-te infrangesse qualche codice o codicillo.

Ma la sensazione è che ad un certo punto il nostro Oste sia diventato l'obiettivo di sonore bordate di furore burocratico. Un'intransigenza così severa e irriducibile degna probabilmente di miglior causa.

Peccato, perchè l'iniziativa meritava forse un'attenzione diversa, più attenta alla sostanza che alla forma. Ma del resto è cosa nota: se devi commettere un peccato fallo contro Dio, non contro la burocrazia. Lui ti perdonerà, la burocrazia no.

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