Mostriamo l’orgoglio di ciò che siamo stati e di ciò che siamo

Sabato 21 Novembre 2015
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Egregio direttore,

oggi Oriana Fallaci, a suo tempo tacciata da matta, come tutti i profeti e gli anticipatori, potrebbe, a buona ragione, gridare "Ve l'avevo detto". Ma servirebbe a ben poco: la dietrologia, fatta col senno di poi, è scienza vana e inconcludente. Ciò che è da fare ora è stringerci saggiamente attorno ai nostri governanti, sostenerli, riconoscergli quell'autorità e quel l'autorevolezza che forse sappiamo non essere ampiamente meritata. A Parigi, la prima mossa è stata salvare e mettere in sicurezza Hollande, un presidente anche discusso. Ma non si stava salvando la vita di un uomo, si stava salvando un'icona, un simbolo. Il simbolo di quella città che è culla ed emblema della nostra civiltà. Come sempre possiamo riconoscere ai francesi l'orgoglio di farci scuola. Impariamo da loro. Chi avesse letto il meraviglioso libro di Gibbon "Declino e caduta dell'Impero Romano" saprebbe che la storia si ripete, anche se Gramsci affermava che "la storia è maestra ma non ha allievi". Dunque recuperiamo se possibile non solo la calma ma anche il senso della solidarietà e della collaborazione, stringiamoci l'uno all'altro e facciamo barriera umana contro la barbarie che minaccia le radici stesse della nostra civiltà. È l'unica risposta da dare. Se vinceremo ne avremo onore, se cadremo, cadremo comunque da vincitori ai quali spetterà, nella storia, "l'onore delle armi".




Laura Trevisan

Levico (Tn)





Cara lettrice,

Oriana Fallaci provò a spiegarci in tempi non sospetti che "i terroristi, i kamikaze, non ci ammazzano soltanto per il gusto d'ammazzarci. Ci ammazzano per piegarci. Per intimidirci, stancarci, scoraggiarci, ricattarci. Il loro scopo non è riempire i cimiteri. Non è distruggere i nostri grattacieli, le nostre Torri di Pisa, le nostre Tour Eiffel, le nostre cattedrali, i nostri David di Michelangelo. È distruggere la nostra anima, le nostre idee, i nostri sentimenti, i nostri sogni". La barbarie a cui oggi siamo chiamati ad opporci è questa. E per sconfiggerla serve certamente la solidarietà a cui lei richiama tutti. Ma questo sentimento per non essere una parola vuota deve essere nutrito dalla consapevolezza della posta in gioco e dall'orgoglio di ciò che siamo stati e di ciò che siamo.
Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 16:53

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