Così in Italia si impedisce
ai giovani di fare impresa

Giovedì 3 Settembre 2015
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Buongiorno direttore,

scrivo questa lettera un po’ per sfogo e un po’ per far emergere le difficoltà di far impresa in Italia. Io e il mio socio lavoriamo da più di due anni ad un progetto di e-commerce, unico nel suo genere ovvero il primo portale al mondo dedicato ai ricambi per auto dove i vari rivenditori possono mettere i propri magazzini online. L'idea è stata valutata da molti del settore come estremamente valida e innovativa tant'è che oltre al marchio abbiamo provveduto a depositare il software alla Siae. Fino a qui tutto bene. Il problema dove sta? Il famigerato prestito bancario per poter procedere con le varie campagne pubblicitarie. Essendo Start-up innovativa, l' MCC ci ha garantito subito in tre giorni, cosa che solitamente richiede qualche settimana, una garanzia di primo grado verso gli istituti di credito pari all'80% dell'importo da noi richiesto. Ora viene il bello, l'istituto di credito erogante ci chiede che per procedere con la pratica avrebbero bisogno di una fidejussione da parte nostra. Ora come imprenditore mi aspettavo una copertura da parte della società per il 20% rimanente, anche perchè la legge vieterebbe una sovragaranzia per le start-up. Cosa ci viene proposto? Una richiesta di garanzia da parte dei soci, pari al 120% a testa più l'80% rilasciato dall'MCC. Per un totale del 320%! Ora capisco perchè l'Italia si trovi cosi indietro dal punto di vista tecnologico. Come si può fare impresa in un paese cosi? Dove il costo del denaro alle anche da parte della BCE è ai minimi storici e pari a zero, e il sistema lascia fare a queste di tutto senza un minimo di controllo. Era meglio onestamente ci avessero detto sin da subito il progetto non interessa finanziarlo e allora avremmo valutato di spostare l'attività e l'idea in un altro Stato dove realmente alle idee viene dato un minimo di speranza e di fiducia.



Fabio Ragagnin



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Caro lettore,

il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha ricordato, anche recentemente, che in Italia sono attive quelle che lui ha definito "manine" anti-impresa, ossia soggetti ed enti che, spesso dietro il paravento di norme interpretate o applicate alla bisogna, fanno di tutto per ostacolare l'avvio o lo sviluppo di attività imprenditoriali e rendere l'Italia un ambiente ostile a chi, cocciutamente, vuol fare impresa. La sua storia sembra una dimostrazione di tutto ciò. Purtroppo non abbiamo la forza per tagliare queste "manine", ma possiamo sperare almeno che raccontando vicende come questa, qualcosa si sblocchi. E chi ha idee, talento, voglia di fare e di intraprendere venga incentivato e non boicottato.
Ultimo aggiornamento: 16:08

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