Le trasformazioni della società
vanno orientate, non subite

Venerdì 23 Gennaio 2015
13
Caro direttore,

accolta dalle buone intenzioni delle élites culturali che, non volendo passare per razziste, si prodigano per accogliere tutti, l'ondata migratoria si fa sempre più massiccia, modificando radicalmente il quadro sociale, culturale, spirituale del vecchio continente e mettendo in forse la stessa sopravvivenza della civiltà europea, così come noi la conosciamo. Una cultura progressista, buonista, follemente permissiva, cerca di presentare l’invasione del nostro continente come qualcosa di assolutamente naturale, giusto e benefico: un evento che cambierà in meglio il nostro futuro, che arricchirà la nostra società, e che ci renderà finalmente dei veri cittadini del mondo.

Grazie anche al tasso d’incremento demografico molto più alto dei nuovi arrivati fra alcuni decenni l’Europa sarà un continente solo parzialmente europeo e fra meno di un secolo gli Europei saranno una minoranza. L’Europa sarà un’altra cosa: un’appendice dell’Asia e dell’Africa, in tutti i sensi. È questo che vogliono i nostri intellettuali, i nostri legislatori, i nostri politici?


Renzo Bulbarella



Torreglia (Padova)



Caro lettore,

non credo che quegli intellettuali a cui lei pensa vogliano che diventiamo un'appendice dell'Asia e o dell'Africa. Non lo credo perchè temo che costoro non si pongano neppure il problema. La loro preoccupazione è soprattutto un'altra: non fare i conti con le proprie, radicate convinzioni politicamente corrette e con quel multiculturalismo da week end che nella sua apparente modernità impedisce in realtà di comprendere la complessità, i rischi e le potenzialità di un fenomeno imponente come quello dei flussi migratori. Siamo bombardati da termini come accoglienza, solidarietà, tolleranza. Parole che non vanno sottovalutate perchè esprimono valori importanti per la nostra civiltà. Ma che non possono essere declinati in maniera acritica e uniforme, ignorando gli effetti che hanno su larghi strati della popolazione, quasi sempre i più deboli e indifesi. Le trasformazioni di una società vanno orientate, gestite e guidate. Non passivamente subite. Purtroppo anche in questo caso emergono i vizi e i limiti di larga parte del ceto intellettuale italiano: conformista e chiuso nella sua torre d'avorio, irrimediabilmente lontano dal corpo vivo della società
Ultimo aggiornamento: 12:24

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci