Lo stile di vita di un premier
deve essere nel rispetto del ruolo

Domenica 15 Marzo 2015
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Buongiorno signor direttore, mi piacerebbe sapere a chi appartiene l'occhio a cui la trave di Berlusconi da tanto fastidio; in fin dei conti queste donne, le cosiddette olgettine, sono solo pagate e con il proprio denaro ognuno fa quel che può e vuole. O forse gli italiani sono tutti puri e candidi? Io pensando e ricordando altri episodi non lo credo. Ma in altre occasioni non ho visto tanti lanci di pietre Grazie.

Maria Garlato



Venezia



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Cara lettrice,

la sentenza di assoluzione di Silvio Berlusconi per il caso Ruby e le reazioni che ha suscitato, in particolare da parte delle gerarchie ecclesiastiche, fanno molto discutere.

Ho già detto ciò che penso, ma torno sull'argomento, scusandomi se sarò costretto a ripetere concetti, almeno in parte, già espressi. Lei ha ragione: gli italiani non sono nè candidi nè puri, anzi credo che in molti, se solo avessero potuto, avrebbero fatto come se non peggio di Berlusconi. Ma il Presidente del Consiglio non è un cittadino qualsiasi e da chi ha scelto di guidare un Paese è giusto chiedere comportamenti appropriati in ogni situazione. Non è moralismo: è rispetto del ruolo e di ciò che si rappresenta. Se un cittadino vuole svolazzare di fanciulla in fanciulla e circondarsi di gruppi di veline, elargendo loro generosi regali ed emolumenti, è libero di farlo.

Ma se sceglie di fare il premier credo abbia il dovere di mantenere uno stile di vita un po' diverso, almeno più discreto, e valutare le persone che frequenta o invita a casa propria. Dopodiché sarebbe bene che queste scelte e questi comportamenti fossero giudicate dai cittadini nei seggi elettorali più che dai magistrati nelle aule di tribunale.

Quanto alla Chiesa, come ho già scritto, ha tutto il diritto di criticare lo stile di vita troppo disinvolto e moralmente discutibile di un leader politico. Ma certamente queste esternazioni sarebbero certamente più inattaccabili se in passato fossero state rivolte con eguale puntualità e rigore anche nei confronti, per esempio, di ex ministri cocainomani o di leader dalle troppo abituali frequentazioni mafiose.

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