I tagli alle spese regionali
penalizzano l'efficienza

Sabato 24 Gennaio 2015
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Caro direttore,

è viva la preoccupazione sui tagli alla sanità incombenti sulle Regioni. Leggo su queste colonne di 240 milioni previsti per il Veneto, che su una spesa sanitaria di 8.702 milioni inciderebbe per il 2,76%. Ovviamente i maggiori tagli cadranno sulla sanità che assorbe credo l'80% della spesa delle regioni. La differenza rischia di colpire il trasporto pubblico
locale. La distribuzione sulle regioni italiane è prevista in funzione del Pil e della popolazione dei territori. Questo criterio può sembrare apparentemente equo, ma non mi sembra così perché la spesa delle regioni è assai variabile, alcune apparendo più ben gestite, altre meno. Sembra ovvio che tagliare dove si è raggiunto un maggiore grado di economia e di efficienza diventa più difficile e doloroso che altrove. La spesa regionale totale è altrettanto variabile. Sempre a livello pro-capite per residente, il Veneto spende 2.325 euro, il Lazio 3.088 euro, ossia con una differenza di 763 euro corrispondenti a un terzo in più della spesa del Veneto. Malgrado l'apparente migliore gestione del Veneto, i tagli alla spesa globale rispettivamente di 349 e 410 milioni incidono sul Veneto per il 3,1% e sul Lazio solo per il 2,4%. Sembra un criterio giusto?

Aldo Mariconda

Venezia



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Caro lettore, la risposta alla sua domanda è già nei numeri che lei, puntualmente, riporta. No non è giusto e ancora una volta i tagli alla spesa sembrano premiare non l'efficienza ma l'inefficienza, non la gestione virtuosa ma quella incline allo spreco. Il Veneto, lo dicono le statistiche, ha una delle sanità migliori del Paese, sia in termini di qualità del servizio che di capacità di controllo dei costi. Ciò non significa che ulteriori miglioramenti e ulteriori risparmi possano essere fatti. Tuttavia, tanto nella ripartizione dei fondi quanto nella definzione dei tagli, sarebbe opportuno introdurre anche dei sistemi premianti: garantita una quota base uguale per tutti, chi ha saputo meglio contemperare spesa e qualità del servizio, andrebbe favorito. In questo modo si incentiverebbe anche chi ha standard inferiori alla media a migliorarli. Al contrario con la logica dei tagli lineari basati esclusivamente su criteri quantitativi si incentiva solo l'inefficienza e lo spreco. E si penalizzano i sistemi meglio gestiti.
Ultimo aggiornamento: 13:24

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