Caro Direttore,
lo Zar Putin ci compra auto, scarpe, vino, viene in vacanza da noi e lascia un sacco di rubli, Obama ci compra qualche prosciutto, un paio di bottiglie di vino e in vacanza da noi ci manda solo qualche squattrinato studente che ci crea anche problemi giudiziari. Si fa presto a dire sanzioni, ma con l'America si muore di fame.
Enzo Fuso
Lendinara (Rovigo)
------
Caro lettore,
secondo recenti stime le sanzioni alla Russia sono costate 100 miliardi e potrebbero portare alla perdita di circa 2milioni posti di lavoro. Per l'Italia il costo dell'operazione Russia dovrebbe essere di 12 miliardi di ricavi in meno e di circa 215mila posti di lavoro. Un bilancio particolarmente pesante in un contesto di crisi economica come quello attuale. Tuttavia non si possono valutare le sanzioni solo sul piano economico. Si tratta di una scelta politica che, sin da subito, era chiaro avrebbe avuto un costo, non solo per la Russia, che è entrata in piena recessione, ma anche per i Paesi occidentali e in particolare per nazioni come l'Italia e la Germania forti esportatrici verso la ex Unione Sovietica. Il problema è di capire se a questo punto il gioco vale la candela, ossia se queste sanzioni hanno avuto un'efficacia e se ha senso perpetuarle. Certamente, se lo Zar russo è stato costretto a scendere a patti sulla Crimea e a sottoscrivere gli accordi di Minsk questo si deve anche al peso delle sanzioni economiche e al crescente isolamento internazionale che la Russia ha dovuto subire. Ora però una riflessione si impone. Putin e la Russia non vanno umiliati. Mosca deve sapere che la sua politica di potenza e di spregio delle regole internazionali non può' essere accettata dal mondo occidentale senza colpo ferire. Le sanzioni sono servite a questo. Ma la Russia resta un partner strategico per l'Europa, con cui, proprio per questa ragione, non e' pensabile scatenare un'infinita guerra economica. Tantopiù se il costo di questo conflitto ricade quasi interamente su questa parte del mondo, non sugli Stati Uniti.
Ultimo aggiornamento: 15:49
lo Zar Putin ci compra auto, scarpe, vino, viene in vacanza da noi e lascia un sacco di rubli, Obama ci compra qualche prosciutto, un paio di bottiglie di vino e in vacanza da noi ci manda solo qualche squattrinato studente che ci crea anche problemi giudiziari. Si fa presto a dire sanzioni, ma con l'America si muore di fame.
Enzo Fuso
Lendinara (Rovigo)
------
Caro lettore,
secondo recenti stime le sanzioni alla Russia sono costate 100 miliardi e potrebbero portare alla perdita di circa 2milioni posti di lavoro. Per l'Italia il costo dell'operazione Russia dovrebbe essere di 12 miliardi di ricavi in meno e di circa 215mila posti di lavoro. Un bilancio particolarmente pesante in un contesto di crisi economica come quello attuale. Tuttavia non si possono valutare le sanzioni solo sul piano economico. Si tratta di una scelta politica che, sin da subito, era chiaro avrebbe avuto un costo, non solo per la Russia, che è entrata in piena recessione, ma anche per i Paesi occidentali e in particolare per nazioni come l'Italia e la Germania forti esportatrici verso la ex Unione Sovietica. Il problema è di capire se a questo punto il gioco vale la candela, ossia se queste sanzioni hanno avuto un'efficacia e se ha senso perpetuarle. Certamente, se lo Zar russo è stato costretto a scendere a patti sulla Crimea e a sottoscrivere gli accordi di Minsk questo si deve anche al peso delle sanzioni economiche e al crescente isolamento internazionale che la Russia ha dovuto subire. Ora però una riflessione si impone. Putin e la Russia non vanno umiliati. Mosca deve sapere che la sua politica di potenza e di spregio delle regole internazionali non può' essere accettata dal mondo occidentale senza colpo ferire. Le sanzioni sono servite a questo. Ma la Russia resta un partner strategico per l'Europa, con cui, proprio per questa ragione, non e' pensabile scatenare un'infinita guerra economica. Tantopiù se il costo di questo conflitto ricade quasi interamente su questa parte del mondo, non sugli Stati Uniti.
