Non è immutabile il ruolo
del presidente della Repubblica

Giovedì 28 Maggio 2015
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Egregio Direttore,

tanta è l’acqua passata sotto i ponti e tanti sono gli anni trascorsi da quella didattica pubblicazione di Luigi Einaudi: “Lo scrittoio del Presidente” se non erro del 1956. La nostra Costituzione di fatto o per naturale evoluzione temporale, o per interventi legislativi regolari e aggravati, ha subito modifiche; da una rigorosa repubblica parlamentare con il proporzionale puro e con il presidente notaio, lentamente la scena è mutata, di fatto, verso un indirizzo presidenziale o bi-presidenziale come si è anche scritto. Ciò detto, un interrogativo, quasi un tormento, si presenta spontaneo e con un pizzico di malignità: se al posto del Presidente Napolitano ci fosse stato un presidente di estrazione cattolica e democristiana, la sinistra radicale e reazionaria non avrebbe esitato a metterlo in stato di accusa per attentato alla costituzione. Sono convinto perché minacciarono di farlo con Cossiga. La sinistra non muta carattere.


Michele D’Adderio



Scorzé (Venezia)



Caro lettore,

il ruolo di presidente della Repubblica non è una funzione statica e immutabile nel tempo. E' inevitabilmente influenzato dalla personalità di chi siede al Quirinale ma soprattutto dalla stagione politica in cui costui si trova a ricoprire la massima carica dello Stato. Francesco Cossiga per due terzi del suo settennato fu un presidente notaio, silente e prudente. Negli ultimi due anni si trasformò invece nel Picconatore dissacrante che tutti ricordano. Semplici bizze caratteriali? Non credo. Certo, Cossiga era uomo dalla personalità multiforme e imprevedibile, ma non può essere casuale che la sua trasformazione in grande esternatore coincida con i primi scricchiolii della Prima Repubblica. Ricordare e raccordare le date talvolta aiuta a capire meglio alcuni fenomeni: Cossiga finirà il suo mandato nel febbraio del 1992, un paio di settimane dopo si sarebbe aperta ufficialmente la stagione di Tangentopoli con l'arresto di Mario Chiesa. Forse il Picconatore aveva intuito prima di altri ciò che sarebbe successo. Giorgio Napolitano, invece, si è trovato a fare il Presidente della Repubblica nel mezzo della crisi economica più grave del dopoguerra con una classe politica in profonda crisi di rappresentanza e di leadership. Si era creato un vuoto e Napolitano, ex ministro nonché uomo di lungo corso del Pci, lo ha coperto autorevolmente e puntigliosamente, dando vita, in più di un'occasione, a un'inedita e ibrida repubblica bi-presidenziale dove il peso politico del Quirinale è sembrato essere preponderante rispetto a quello di Palazzo Chigi. Si è andati oltre lo spirito e il dettato della Costituzione? Non lo so, certo ne è stata data un'interpretazione particolarmente dinamica. Non credo comunque che se al posto di Napolitano ci fosse stato un Presidente con un diverso passato, la sinistra radicale avrebbe cercato di disarcionarlo. E se ci avesse provato non avrebbe avuto né la forza né la credibilità per riuscirci.

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