“Impresentabili”, la politica
esce più ammaccata di prima

Sabato 30 Maggio 2015
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Caro direttore,

in altri Paesi i politici coinvolti in qualche scandalo si sarebbero da tempo fatti da parte. Da noi, ancorchè condannati, continuano imperturbabili la loro carriera, presentano ricorso nell’intento di convincerci che la loro fedina penale è perfettamente linda. Essi sono coerenti con la loro scelta di vita: fare politica, rubare o concedere favori. E noi li voteremo; se storceremo il naso diserteremo le urne. La nostra gloriosa Rosy Bindi a due giorni dalla consultazione sta simulando di voler crocifiggere qualche brigante. Cosa rappresentano quei quattro condannati di fronte all’esercito di indagati le cui malefatte subiranno il comodo interminabile percorso della giustizia, continuando comunque ad occupare i loro posti di potere e di malaffare? Per la prima volta si sono etichettati i politici condannati col termine: impresentabili. Ma essi si presentano eccome: tengono la scena imperterriti sicuri di poter demolire ogni ostacolo frapposto dalla “giustizia”. E se ne cadrà uno, cento ne risorgeranno. Allegria.


Oscar Marcer



Soligo (Treviso)



Caro lettore,

con tutto il rispetto per la Commissione antimafia, posso dire che a me questa operazione degli impresentabili è sembrata una piccola sceneggiata, certamente efficace per guadagnare titoli sui giornali e nelle tv, ma priva nella sostanza di effetti pratici? Del resto, che senso ha, a due giorni dal voto per le regionali, pubblicare quell'elenco? Non si poteva farlo prima?

A questo punto, anche volendo, nè i partiti nè i capilista possono escludere gli eventuali "impresentabili" dalle liste. E quindi? A che è servito? Certamente non a restituire credibilità alla politica. Che anzi da questa vicenda esce più ammaccata di prima. Con il sospetto che, in realtà, siamo di fronte non a un'operazione di "pulizia", ma a un nuovo capitolo della guerra senza esclusione di colpi che si sta combattendo dentro il Pd.

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