Il voto è come l'aria: il suo valore
si comincia a capire quando manca

Sabato 19 Aprile 2014
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Caro direttore,

un cittadino può considerarsi probo anche se non va a votare?




Luigi Garavello

Mirano (Venezia)





Caro lettore, per la nostra Costituzione, come noto, l'esercizio del voto è un "dovere civico". Ma va anche detto che questo "dovere" è stato messo a dura prova dai poco edificanti spettacoli che la politica italiana, in questi anni, ha dato di sé. In molti ricorderanno che in tempi passati era in vigore una legge che sanzionava gli elettori che non si recavano alle urne. Chi non votava doveva darne addirittura giustificazione al sindaco e, in assenza di ciò, il suo nome veniva inserito in un apposito elenco che veniva affisso per un mese nell'albo comunale e per cinque anni nel suo certificato di buona condotta veniva indicata la menzione "non ha votato". Tutte queste disposizioni, assai poco liberali per non dire coercitive, nel 1993 sono state finalmente abrogate. Oggi chiunque può liberamente decidere se recarsi o meno alle urne. E, soprattutto negli ultimi tempi, sono stati sempre più numerosi coloro che, delusi dalla politica e dai politici, hanno scelto di non andare a votare.



Lei si chiede: sono comunque da considerare cittadini probi o no? Francamente credo che sia sempre meglio votare, magari turandosi il naso o inserendo nell'urna la scheda bianca. Penso però che si possa essere buoni cittadini anche se si "marinano" le elezioni e non si ottempera a un dovere, pur indicato nella Costituzione. C'è solo una piccola cosa che occorrerebbe sempre tener a mente. Il diritto di voto è come l'aria che respiriamo: se ne capisce davvero l'importanza e il valore quando comincia a scarseggiare o scompare.
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