Ridurre le spese dello Stato
altrimenti paga sempre il cittadino

Giovedì 4 Settembre 2014
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Caro direttore,

recentemente il sottosegretario Delrio, “braccio destro di Renzi”, ha annunciato che “se ce ne sarà bisogno chiederemo sacrifici non ai cittadini ma allo Stato”.



Tranquilli e sereni, ci pensano gli enti locali a chiederli. Un esempio emblematico riguarda il Comune di Scorzè: l’addizionale comunale Irpef è stata mantenuta costante allo 0,30% dal 2001 al 2011, dal 2012 (prima amministrazione Mestriner) è stata aumentata (esentati i contribuenti con reddito sino a 10mila euro) e resa progressiva sino a oltre il doppio (anno 2013-2014 aliquota dello 0,67% per la fascia di reddito 15.000-28.000 euro).



Per quanto attiene la Tasi è stata imposta l’aliquota dello 0,20% con detrazione di 25 euro per i figli minori di 26 anni, quindi rispetto all’Imu, al netto della detrazione base di 200 euro e al lordo delle suindicate detrazioni in quanto non estese a tutti, l’incremento è stato anche del 500%: una follia! Inevitabilmente tutto ciò porta la pressione fiscale locale, nel caso specifico, a una crescita di ben oltre il 130% (dato fornito dalla Cgia di Mestre). E poi si chiedono come mai il bonus di 80 euro non ha sortito alcun effetto.




Franco Biscontin

Scorzè (Venezia)





Caro lettore,

ciò che il governo, attraverso il sottosegretario Delrio, si è impegnato a fare, andava in realtà già fatto da tempo. Il bilancio italiano è aggravato dai costi enormi di una macchina pubblica che unisce all'inefficienza operativa quella gestionale. A ciò si aggiunge la pletora di partecipazioni pubbliche e municipalizzate, buona parte delle quali chiude i conti in perdita, cioè a carico dei contribuenti.



Se non si interviene, con chirurgica oculatezza ma anche con la necessaria determinazione, su questi fronti di spesa, ogni promessa di riduzione della pressione fiscale (una delle più alte d'Europa, non dimentichiamolo) rimarrà lettera morta. O si risolverà, come dimostrano i suoi conteggi, in una sorta di gioco fiscale delle tre carte: l'imposta che lo Stato centrale cancella o riduce, viene riproposta, sotto diverso nome, dall'ente locale o da quello regionale. Ma per il cittadino nulla cambia. Anzi molto spesso finisce per pagare di più.

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