Sono ingegnere idraulico: non fuggo
ma qui non riesco a trovare lavoro

Giovedì 16 Ottobre 2014
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Caro direttore,

sono un ingegnere civile idraulico, ho 27 anni e sono disoccupato. Da aprile ho un titolo di studio, un’abilitazione professionale in tasca e una casella di posta elettronica desolatamente vuota nonostante i molti curricula spediti. Ho studiato a Padova, Università di antica eccellenza, e ho dedicato entrambe le mie tesi di laurea, triennale e specialistica, alla prevenzione dei fenomeni meteorologici. Ho trascorso l’ultimo anno in Inghilterra, Paese notoriamente piovoso, dove ho analizzato un modello matematico in grado di stimare l’entità delle precipitazioni di un evento di pioggia. L’unica e consistente proposta di incarico retribuito che ho ricevuto mi è giunta proprio dall’università inglese che mi ha ospitato, una borsa di studio di Dottorato cui ho rinunciato perché desidero lavorare nel mio Paese.



Sono, dunque, neolaureato in ingegneria civile specializzato in idraulica mentre la mia nazione è piegata dai disastri dovuti alle alluvioni. Ho studiato per prevenire e contrastare le conseguenze del maltempo tuttavia non ho l’opportunità di condividere ciò che ho imparato né di contribuire alla realizzazione di opere pubbliche che possano letteralmente “arginare” queste calamità.



Il rugby, tradizione sportiva della mia città, mi ha allenato. La costanza e la determinazione mi hanno portato in Nazionale a fronteggiare avversari da tutti i Paesi, abituandomi a puntare dritto alla meta e non a evitare i problemi, perciò, di fronte alle notizie di Genova, di Parma e delle altre zone devastate dal maltempo di questi giorni, sono costernato e frustrato. Senza puntare il dito in una sterile disquisizione su chi abbia sbagliato e chi non abbia stanziato i fondi necessari o su chi non li abbia adeguatamente investiti, vorrei partecipare alla ricostruzione di questa Italia “ballerina”, in equilibrio sulla crisi, in cui non c’è posto per i giovani su cui ha investito, formati dalle migliori scuole. Io, giovane ingegnere disoccupato, sono pronto e aspetto di poter mettere a frutto le nozioni e le qualità che, grazie alla mia determinazione, al lavoro dei miei genitori e al contributo della mia nazione, ho avuto l’opportunità di acquisire.




Antonio Patania

Padova





Caro lettore,

chissà se pubblicando la sua lettera, qualcuno si farà vivo, risponderà al suo appello e raccoglierà la sua disponibilità a sporcarsi le mani per il bene della nazione. Sarebbe un messaggio importante, anche per dimostrare che quando i "cervelli" invece di fuggire all'estero scelgono di tornare e rimanere in Italia, trovano risposte concrete e reali non solo promesse o attestati di stima. Comunque non si lasci sopraffare dalla frustrazione. Da giocatore di rugby sa bene che la vita è quanto più simile ci sia alla palla ovale: non puoi mai sapere quale sarà il prossimo rimbalzo.

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