Indennità e vitalizi, Galan non ci rinuncia

Mercoledì 15 Aprile 2015
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Caro direttore,

leggo sul Gazzettino che dopo le elezioni regionali di fine maggio, bisognerà provvedere a rinnovare le Presidenze delle Commissioni parlamentari di Camera e Senato. Fra queste c'è anche la Commissione Cultura di Giancarlo Galan. Quindi deduco che l'onorevole Galan, dopo tutte le vicende che lo hanno visto coinvolto nello scandalo del Mose di Venezia e per il quale ha già patteggiato, in tutti questi mesi ha continuato regolarmente ad incassare il suo stipendio di parlamentare. Allora io mi chiedo: se l'onorevole Galan (come la maggior parte dei parlamentari coinvolti in casi di corruzione, tangenti, mazzette e quant'altro) non ha la decenza di rassegnare le dimissioni dal suo incarico, non esiste un sistema che li faccia decadere automaticamente? Probabilmente no. Ma noi in Italia siamo capaci di tutto, anche di candidare alle primarie un condannato in primo grado. Verrebbe da dire: questa è l'Italia, bellezza!




Giuseppe Macchini

Padova



Caro lettore,

lei deduce benissimo: nonostante abbia patteggiato per lo scandalo Mose una pena di 2 anni e 10 mesi e una sanzione di 2,6 milioni di euro, Giancarlo Galan è tuttora membro del Parlamento italiano nonchè presidente (ovviamente sempre assente visto che è detenuto ai domiciliari) della Commissione Cultura della Camera.

Galan infatti, dopo aver patteggiato, ha poi deciso di ricorrere in Cassazione e questo gli ha consentito di dilazionare l'esecuzione della sentenza e quindi di conservare anche il posto di deputato e la relativa indennità.

Ma non solo: Galan, per la legge, è anche un legittimo titolare di un cospicuo vitalizio in quanto ex consigliere regionale del Veneto.

Del resto non c'è nessuna norma che imponga a Galan di fare passi indietro o di rinunciare all'indennità di parlamentare.

E lui sinora si è ben guardato dal farlo.

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