Per combattere l'evasione
meno tasse e pene severe

Domenica 5 Ottobre 2014
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Caro Direttore,

la lettera del sig. D'Anna evidenzia lo status di molti imprenditori e l'inefficienza dello Stato. Conosco aziende che hanno spostato la sede fiscale all'estero sia per le tasse, sia per risparmiare sulle assicurazioni dei camion e sui costi del personale. In tutti i Paesi dell'Est Europa i carburanti costano molto meno e chi delinque va in gattabuia. Lo Stato dovrebbe permettere ai cittadini le detrazioni per tutte le spese dimostrandolo con ricevute, fatture o scontrini. Se si pensa di poterne fare a meno, come proposto dal nostro ministro delle Finanze, ciò contribuisce solo a far aumentare l'illegalità, il nero, la corruzione e tanto altro.

Enzo Lachelli



Bassano del Grappa (Vi)



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Caro lettore,

non avevo dubbi sul fatto che prima dei politici sarebbero stati i "normali" cittadini ad esprimersi sulla testimonianza-autodenuncia di Alberto D'Anna. La strada che lei suggerisce per combattere l'evasione, quella del cosiddetto conflitto d'interesse fiscale, ha secondo gli esperti una controindicazione: i costi dei sistemi di controllo che sarebbe necessario attivare per verificare tutte le ricevute, fatture e scontrini sarebbe così elevato da vanificare gran parte dei vantaggi dei possibili maggiori introiti da imposte. Continuo a pensare che la strada migliore per combattere l'evasione sia un'altra: quella di far pagare meno, ma tutti o, almeno, quasi tutti. Prevedendo, nel contempo, un sistema di pene severe (carcere, non solo sanzioni pecuniarie) e senza scampo per chi non versa il dovuto. Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà: con una pressione fiscale così insensatamente alta come quella che grava su molti cittadini italiani un elevato tasso di evasione è purtroppo fisiologica. Non è una giustificazione per chi sfugge al fisco e non versa le imposte dovute. È una realistica constatazione, confermata da molti studi: quanto più le tasse aumentano, tantopiù cresce l'evasione. Naturalmente conosco bene l'obiezione che viene opposta ad ogni proposta di ridurre le tasse: le precarie condizioni dell'economia e dei conti pubblici non lo consentono. Ma uno sforzo per invertire la tendenza e ridurre la pressione fiscale andrebbe fatto quanto prima. Per l'Italia questa è una priorità, non una possibilità.

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