Ecco perché il sistema carceri
deve rimanere pubblico

Sabato 19 Ottobre 2013
Caro direttore,

in parecchi stati americani il servizio carcerario privatizzato. Il governo stabilisce dei parametri e garantisce un contributo per ogni carcerato. Ma tra lo svuotamento delle carceri per mancanza di spazio e il rischio di qualche arresto “poco motivato”,
credo che la privatizzazione delle carceri produca alla fine risultati più positivi che non l’amnistia e l’indulto.



Sottolineo che faccio parte di quella stragrande maggioranza di cittadini contraria nel modo più assoluto a indulto o amnistia.



Adolfo Somarolini

Treviso





Caro lettore,

una società efficiente e democratica si regge su un equilibrato rapporto tra potere pubblico e poteri privati. In Italia il piatto della bilancia pende ancora troppo a favore del primo. Basti pensare all'eccessiva presenza di interessi pubblici nel sistema delle cosiddette municipalizzate o della pletora di partecipazioni che ruotano intorno a Comuni e Regioni. O, ancora, al devastante peso della burocrazia. Ci sono però alcuni ambiti di attività in cui il primato del pubblico ritengo non possa essere messo in discussione. Uno di questi è certamente la sicurezza, di cui il sistema carcerario è componente fondamentale.



Uno Stato che funziona dovrebbe fare, ma fare bene, poche e chiare cose ed essere poi garante che negli altri settori le regole siano rispettate. Noi invece abbiamo un potere pubblico invadente ed invasivo, che si occupa di tutto un po' e non è poi in grado di assolvere a funzioni fondamentali, come quella appunto di avere penitenziari civili e adeguati all'entità della popolazione carceraria. Forse prima di pensare alla privatizzazione delle carceri, sarebbe bene che Stato, Regioni e Comuni uscissero da settori di attività in cui la loro presenza non è affatto necessaria. Anzi se l'avessero già fatto, probabilmente oggi avremmo qualche municipalizzata in meno, ma qualche nuovo carcere in più. E non saremmo qui a discutere di indulti e amnistie.
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