Diritti sindacali, discutere sì ma per trovare una soluzione

Giovedì 24 Settembre 2015
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Caro direttore,

lei parla di “dovere sociale” dei lavoratori pubblici. Credo che si farebbe bene a ricordare che la demolizione del “dovere sociale” è stata costruita ad arte dai partiti e dai rappresentanti delle istituzioni. Vorrei che si ricordasse la campagna sui fannulloni, rilanciata abbondantemente dalla stampa, che ha delegittimato tutti i lavoratori indiscriminatamente. Personalmente penso sarebbe utile che tutti, sindacato compreso, affrontassimo seriamente i problemi che ci pone la “vicenda Colosseo”. Come coniugare i diritti sindacali, di assemblea in questo caso, con la necessità che questi non vengano vissuti come lesivi della libertà individuale ma senza che gli stessi lavoratori siano costretti a rinunciare alle assemblee per evitare disagi ai cittadini. Per questo sarebbe utile ai lavoratori e alle istituzioni aprire una discussione seria, non demagogica o becera sul diritto di sciopero, per fare in modo che magari una parte di assemblee sia retribuita fuori dal normale orario di lavoro. Coniugare la garanzia dei diritti di cittadinanza è un compito che chiama tutti alla responsabilità ma ognuno deve fare la sua parte cominciando dal Governo, che è il datore di lavoro, e che non deve umiliare i “lavoratori della Repubblica” tenendo bloccati i salari dal 2009. Sono convinto che la maggioranza dei lavoratori pubblici è pronta, non vuole assumere posizioni corporative o scontate, vuole mettere in discussione privilegi e vuole aggredire i disservizi perché, è bene ricordarsi, servizi pubblici efficienti e di qualità sono nell’interesse di tutti a partire dai più deboli.




Daniele Giordano

Segretario generale Funzione pubblica Cgil Veneto




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Caro lettore,

concordo con lei: sul diritto di sciopero servirebbe finalmente una discussione seria. Ma aggiungerei anche un altro aggettivo: concreta. La materia infatti è certamente delicata e complessa, ma bisogna trovar il coraggio e l'intelligenza politica di farla uscire dall'ambito delle discussioni più o meno accademiche per farne materia di concreto intervento legislativo.



I dibattiti infiniti sono spesso un alibi per non far nulla e per non affrontare argomenti scomodi. E sul diritto di sciopero l'impressione è proprio questa: che si preferisca parlarne molto per non farne nulla. Salvo poi trovarsi di fronte al Colosseo o agli scavi di Pompei chiusi per assemblea o per una mobilitazione decisa da qualche minoritaria sigla sindacale.

Quanto ai lavoratori pubblici è giusto rifuggire dalle generalizzazioni e dalle rappresentazioni macchiettistiche: i fannulloni albergano ovunque, non solo in certi uffici. Ma è anche vero che, nel corso degli anni, gli addetti di alcuni settori della pubblica amministrazione hanno potuto godere di rendite di posizione e in qualche caso di veri e propri privilegi, sconosciuti alla gran parte degli altri lavoratori. E di questo i sindacati portano la loro parte di responsabilità. Giusto dunque contestare partiti e governi. Ma anche un po' di sana autocritica non farebbe male.
Ultimo aggiornamento: 15:27

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