Le vergognose speculazioni sulla morte del bandito

Mercoledì 11 Febbraio 2015
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Egregio direttore,

lasciano di stucco, ogni onesto cittadino, i familiari di pregiudicati, ladri e potenziali assassini, che invece di chiudersi in un dignitoso silenzio, pretendono di far causa o chiedere i danni alle loro vittime o a chi ha osato difenderle. Se non si parlasse di tragedie sembrerebbero storie inverosimili al limite del ridicolo: nel nostro paese, purtroppo, la realtà supera la fantasia ed anche le richieste più inverosimili trovano sempre qualcuno disposto a sostenerle.

Ora aspetto solo che il comandante Schettino, chieda i danni allo Stato italiano, reo di aver posizionato in malo modo l'isola del Giglio e poi credo di poter morire tranquillo per aver visto tutto. O forse no.




Vittorio De Marchi

Albignasego (Padova)




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Caro lettore,

più che lasciare di stucco certe esternazioni gridano vendetta e, purtroppo, contribuiscono ad esacerbare ulteriormente gli animi della gente. Il dolore e la disperazione di chi ha perso un familiare o un proprio caro, anche se in circostanze drammatiche e in situazioni oltre i confini della legalità, merita comunque rispetto. Ma la morte di un bandito nel corso di una rapina non è un incidente sul lavoro e dovrebbe suggerire prudenza e non diventare il pretesto per vergognose speculazioni. Spesso, e talvolta anche a ragione, noi giornalisti veniamo richiamati a un maggior senso di responsabilità. Anche la disinvoltura di certi avvocati meriterebbe però qualche riflessione. Tutti hanno diritto a una difesa e a una tutela legale. Ma certi tentativi di trasformare la vittima in carnefice sono intollerabili.
Ultimo aggiornamento: 14:31

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