"Americanate" a tavola, meglio una sana diffidenza

Venerdì 27 Febbraio 2015
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Caro direttore,

dopo la dichiarazione di un grande scienziato americano, secondo il quale numerosi tipi di cancro sono semplicemente dovuti al caso, è di pochi giorni fa la comparsa sul New York Times di un articolo di Nina Teicholz che liquida come “bad diet” la dieta mediterranea fondata sulla restrizione di colesterolo e di grassi animali e loro sostituzione con grassi vegetali (olio d’oliva), a tutto vantaggio di zuccheri complessi, non raffinati, ricchi di amido (pasta, pane, riso, mais, patate). Dunque la giornalista riabilita i grandi imputati e cioè i grassi animali e il colesterolo contenuti nelle carni rosse, salumi, burro, latte intero, panna e uova.



È necessario invece riaffermare con forza che l’opinione scientifica internazionale riconosce largamente il ruolo rilevante, nel processo di aterogenesi, dei grassi animali e del colesterolo. L’autrice, che mette in discussione anche l’utilità di ridurre il sale nella dieta, poteva risparmiarsi di disorientare cittadini e governi riproponendo un modello alimentare ormai ampiamente superato. Cui prodest?



Prof. Antonio Pagnan

Padova



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Caro lettore,

non so davvero cui prodest. Con un po' di malizia potrei pensare che la ricetta rilanciata dal New York Times non dispiacerà certo ad alcuni produttori e ne farà invece infuriare altri. Ma questa appunto è una malevola interpretazione. In realtà credo che, in questo come in altri casi, la molla sia soprattutto l'ossessione della viabilità mediatica. Non c'è nulla di più efficace che mettere in discussione una certezza consolidata, come appunto la positiva valenza della dieta mediterranea, per ottenere spazio su giornali e tv.



Potrei scommettere che fra qualche tempo arriverà un'altra ricerca che rimetterà le cose al posto giusto, riabilitando la dieta mediterranea e smentendo tutto il resto. Intanto però chi doveva ottenere un po' di visibilità ha raggiunto il suo risultato.

Comunque, grazie per averci ricordato i punti fermi di un corretto stile di vita e messo in guardia da derive alimentari insidiose. Del resto gli Usa hanno molto da insegnarci in tanti campi, ma sull'alimentazione un po' di diffidenza verso le "americanate" è bene nutrirla

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