Quel raid e il rischio esplosione snobbato e derubricato dalla Procura

Martedì 12 Maggio 2015
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Caro Gazzettino,

ogni evento, di qualsiasi natura esso sia, incide nella vita delle persone; ci sono eventi che data la loro natura violenta e devastante, imprimono sulla vita e sulla psiche delle persone il loro marchio di morte. Questo è quello che ho vissuto io la sera del 24 febbraio 2011 rientrando nella mia casa.



"Evento criminoso dove ignoti mediante lo sfondamento della finestra laterale della casa sono entrati nei locali. Nel bagno hanno sganciato il tubo di alimentazione della caldaia poi si sono allontanati. Questa manomissione ha determinato la saturazione dell'infiammabile di tutti i locali con pericolo per le persone e le cose".



Così scrivevano i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Schio chiamati sul posto. Anche il perito chiamato dal P.M. per fare i rilievi ha affermato più volte nella sua relazione " la possibilità di scoppio". Eppure quella notte-mattina l' odore del gas non è giunto fino alla Procura di Vicenza e il fatto è stato derubricato come "incendio" cambiando o quantomeno modificando il percorso delle indagini e dell' unico indagato (che non abita a 100 Km da casa mia).



Certo, Posina è lontana dalla Procura, ma questo non giustifica una tale interpretazione dei fatti. Interpretazione che ha sconvolto la nostra vita, mia e di mio marito Davide (che quella notte era al lavoro), a pari dell' "evento criminoso". Incredulità ed impotenza sono i sentimenti che da allora ci accompagnano; e nonostante ciò abbiamo cercando di coltivare con costanza la speranza e la fiducia.

In questi anni spesso mi sono chiesta che valore ha dato la Procura di Vicenza alla mia vita? Ha provato a pensare a quali trascichi possa avere il fatto di rientrare nella propria casa e trovarla satura di gas? Ha tentato di comprendere cosa voglia dire il sapere che c'è un indagato, che la cosa non è stata frutto di un' incidente o di una casualità ma che è stata pensata e attuata con una meticolosità (vedere verbale dei Carabinieri) criminale?



Da anni, pur spingendo avanti la mia esistenza, annaspo tra l' incredulità, l' amarezza, l' impotenza e la rabbia. La casa, di per sè luogo di sicurezza, è diventata per me luogo di resistenza, perchè è con quell' evento che mi devo confrontare tutti i giorni. L' "evento criminoso", ha minato anche il mio semplice rientrare a casa alla sera, il muovermi nel circondario, il fare la doccia se sono a casa da sola, il camminare nel mondo, fino alle relazioni umane: fondate necessariamente sulla fiducia. Mi muovo guardandomi troppo spesso alle spalle Da quella sera qualcosa mi è esploso dentro mandando in frantumi il mio essere persona; da quella sera mi appare che nessun luogo è sicuro; è come se viaggiassi con la morte accanto. Perchè io quella sera l' ha morte l' ho vista, l'ho respirata entrando in casa mia.



In questi anni ho tentato, in attesa che la Procura di Vicenza battesse un colpo, di dare una pervenza di normalità alla mia esistenza! Probabilmente non sono uscita da quell' evento traumatico, ciò di cui sono certa è che il mondo attorno a me, non ha agito per favorirlo. La psicologa che anni mi segue ha definito questo "evento criminoso" come "attentato" e, amando le parole, mi pare che questa sia quella che meglio lo descrive. Però lei, oltre ai Carabinieri, stata l' unica a farlo!



E' vero che la storia non si fa con i "se" però è altrettanto vero che sono i "se" a darci un' altra visione dei fatti e della realtà; i "se" danno un' altro punto di vista, un' altra angolazione. O quantomeno, ci fanno riflettere su un percorso alternativo. E di "se" in questi anni ne ho trovati più di uno.

Questo "evento criminoso" o "attentato", rientra nel caso di violenza di genere, sulla quale molto ho scritto in passato e che da anni subisco (ultimo episodio meno di un mese fa) ma che poche persone hanno compreso. Ne stò scrivendo un libro che spero di riuscire a pubblicare entro l' anno.

Non so più cosa sia la giustizia, non so che valore dare a questa parola e non so più dove poterla cercare e trovare.

Però è grazie alle persone alle persone che mi sono state vicine in questi anni, sostenendomi moralmente ed anche economicamente se sono giunta fin quì, se ora scrivo questa lettera; persone vicine e anche lontane fisicamente ma accanto a me da farmi sentire la loro forza. Tra loro anche un uomo dello Stato il quale dopo aver ascoltato casualmente la mia storia, mi ha chiesto scusa per quanto ho involontariamente vissuto e toccato con mano. Il suo dire è stato come una carezza lenitrice su questi anni bui, difficili e di parole e sofferenze spesso taciute. Ma ora voglio gesti concreti. Le parole, le 'carezze' non mi bastano più. Rivoglio la mia vita, la mia liberta di respirare.

Il prezzo che ho pagato in questi anni è stato molto, troppo alto: dal punto di vita umano, morale ed economico.



Ho difeso la mia vita di donna e di cittadina, la mia libertà di movimento e la mia l' attività; ho difeso la mia casa e il luogo dove ho scelto di vivere e che continuo ad amare.



Sono trascorsi più di quattro anni e voglio sapere e comprendere il perchè di certe decisioni! Questo "evento criminoso" è stato avvolto da tanta indifferenza, da troppi silenzi e da una buona dose di omertà. Sono molto stanca e provata, però sono in piedi. E scrivo! E in questa ricerca della verità continuerò, pur apparendomi una lotta impari.

Attendo una presa di coscienza da parte di chi, finora, ha volto lo sguardo altrove.



Irma Lovato

Vicenza












Ultimo aggiornamento: 11:53

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