Trivignano, la storia della scuola
che diventerà un hub per profughi

Domenica 27 Luglio 2014
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Quello che sta succedendo in questi giorni all'ex scuola elementare di Trivignano con la decisione di trasformarla in “hub” per lo smistamento dei profughi, può essere considerato come l'ennesimo esempio di come, la totale impreparazione e miopia organizzativa della classe dirigente locale (vecchia e ma anche nuova) sta riducendo questo territorio.

Per arrivare a questa, solo apparentemente frettolosa conclusione, basta ripercorrere la storia di questo immobile.

Poco più di una decina d'anni fa, l'amministrazione comunale ha deciso di avviare l'iter per la costruzione della nuova scuola elementare di Trivignano, mandando in “pensione” la precedente. La vecchia scuola, è situata proprio sulla via Castellana, nel cuore di Trivignano, in mezzo a case e attività commerciali. Per gli oltre dieci anni che sono serviti per la costruzione della nuova scuola (anch'essa situata comunque nelle immediate vicinanze), la vecchia scuola ha continuato ad essere utilizzata pienamente fino al giugno 2013. Come appena ricordato, le varie amministrazioni comunali che si sono succedute, hanno avuto oltre dieci anni per programmare la dismissione della vecchia scuola e questo si sarebbe dovuto fare con la logica del “buon padre di famiglia” e cioè: se ho un bene che non utilizzerò più ma che ha ancora un valore significativo, cercherò comunque di metterlo a profitto...o vendendolo, recuperando risorse economiche oppure individuando per esso un nuovo utilizzo che vada però a vantaggio della comunità di persone che abitano nel territorio in cui quel bene è situato e a cui, in un certo senso, “appartiene”. Come abbiamo avuto modo di constatare, nulla di tutto questo è stato fatto e si è arrivati all'inaugurazione della nuova scuola, senza che vi fosse la benchè minima idea di cosa fare della vecchia scuola: oltre 10 anni di possibile sana e ponderata programmazione, semplicemente buttati al vento.

Con il giugno 2013 al termine dell'anno scolastico, la scuola è stata chiusa e i bambini da settembre hanno iniziato le lezioni nella nuova struttura. Nell'ultimo anno i cittadini di Trivignano si sono mossi chiedendo che, in attesa di soluzioni definitive, la vecchia scuola venisse assegnata alla comunità, per essere comunque mantenuta viva con attività culturali, ma purtroppo dall'amministrazione comunale non è mai arrivata nessuna risposta.

Quindi fino a pochissimi giorni fa, le idee del comune su questa struttura erano, come si suol dire, poche e ben confuse e variavano tra l'incapacità di trarne profitto alienando il bene e all'abbandono più totale, in un'atmosfera di inspiegabile torpore.

Le idee si sono però improvvisamente chiarite in questi giorni con la decisione perentoria e a quanto pare irrevocabile, del commissario straordinario Zappalorto di destinarla a “hub” per i profughi: e il risveglio dal torpore per la comunità di Trivignano, è stato a dir poco amaro.

Già Trivignano, ma cosa sa il commissario Zappalorto di Trivignano? Questa frazione è l'ultima del comune di Venezia e si estende lungo la Castellana in direzione Martellago, è abitata da una comunità molto unita, attorno alle poche strutture esistenti: la scuola, la parrocchia, l'asilo, il parco. Poche le attività commerciali, che sopravvivono accerchiate dai vari centri commerciali della zona. Questa è una comunità tranquilla, che ha negli anni saputo dare prova anche di solidarietà e integrazione, diverse sono infatti le famiglie straniere che si sono insediate nel territorio gradualmente negli anni.

Tutto questo adesso rischia di venire travolto dalla decisione affrettata e presa senza alcuna conoscenza del territorio, da parte del commissario Zappalorto.

Nel destinare l'ex scuola a “hub” per i profughi, il commissario ha pensato alle persone che vivono a Trivignano? Ha pensato a chi garantirà la loro sicurezza, sia in termini di ordine pubblico che sanitario? Questo “hub” sarà un centro aperto, con queste persone che potranno circolare liberamente per il paese, oppure verrà “militarizzato” segregando questi poveri profughi nella struttura?

La presenza di bambini nell'hub implicherà che questi parteciperanno alle lezioni dell'asilo e della scuola? Quale sarà il valore immobiliare futuro delle case che si trovano nei pressi della struttura? E delle attività commerciali?

Queste sono solo le domande più banali, anche scomode, ma tremendamente pragmatiche e realistiche che si stanno facendo le persone della comunità di Trivignano, ma che avrebbe dovuto farsi anche il commissario Zappalorto, prima di prendere la decisione.

In questa vicenda non sono in discussione i principi dell'accoglienza o dell'ipocrita solidarietà, ma è in discussione ancora una volta l'incapacità assoluta della classe dirigente locale, sia quella vecchia, perchè se in oltre dieci anni avesse trovato una soluzione per tempo per l'ex scuola non ci sarebbe questo problema, sia quella nuova, perchè il commissario Zappalorto da funzionario statale esterno, completamente estraneo e insensibile alle esigenze locali, ha scelto in modo perentorio questa strada senza consultarsi con la comunità. Provocatoriamente verrebbe da chiedersi se avrebbe preso la stessa decisione, se avesse la residenza a Trivignano.

Perchè non si sono percorse altre strade? Perchè non si sono valutate altre soluzioni, magari più decentrate?

Il commissario afferma che questa era l'unica struttura disponibile, ma da queste affermazioni risulta ancora evidente la miopia della decisione: si è valutata solo la disponibilità a breve di un immobile e non gli impatti che questa decisione può comportare nella qualità della vita delle centinaia di persone che vivono attorno a quell'immobile.

L'unica cosa che c'è da augurarsi è che si tratti di una soluzione temporanea e che a breve si individui per l'hub una sede diversa e più adeguata.

Il commissario Zappalorto doveva e dovrebbe infatti ricordasi sempre che è commissario straordinario del Comune di Venezia e che, come tale, dovrebbe in primis tutelare le esigenze e i diritti dei suoi cittadini, in questo caso la comunità che risiede a Trivignano. Poi per tutto il resto, la solidarietà, l'aiuto ai profughi, ecc...certamente va fatto ma nel rispetto dei tempi e delle possibilità che una comunità riesce a produrre: se il Comune di Venezia, non aveva strutture adeguate pronte e che non compromettessero l'equilibrio sociale di una parte della sua comunità, doveva dirlo e comunicare agli enti preposti i tempi entro cui sarebbe stato in grado di dare tale disponibilità, come del resto hanno fatto anche altri comuni importanti di questa regione.

La comunità di Trivignano resta urgentemente in attesa di risposte, in primis dal commissario straordinario e più in generale dal Comune di Venezia, ma anche dalla Regione Veneto, alle tante domande che si sta facendo...

Filippo Tozzato
Ultimo aggiornamento: 18:15

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