Penso alla mia città, Treviso, ed al fatto che spesso è attraverso il volto dei commercianti che la città stessa accoglie cittadini e turisti, ed è dei loro gesti che le persone si ricorderanno nel tempo, insieme agli scorci ed ai paesaggi storico artistici. La scomparsa di Claudio Mattarucco, erede dell’attività di una famiglia che molti trevigiani hanno conosciuto proprio grazie alla cartoleria, ha tristemente segnato l’inizio di questo nuovo anno.
Non viviamo mai abbastanza intensamente, non ci dedichiamo mai abbastanza alle persone con le quali condividiamo questo passaggio terreno, siano esse amiche o conoscenti. Eppure sono le persone che incontriamo tutti i giorni che disegnano la nostra geografia, quella più importante: la geografia umana.
Dovremmo fare maestra la storia, per imparare a guardare nel profondo degli occhi le persone che ci circondano, e per riuscire a cogliere ciò che a volte non riescono ad esprimere con le parole o con i gesti.
Con questo rammarico, nel dolore per una scomparsa che ci lascia tutti impietriti, ho sentito spontaneo un pensiero che vorrei potesse in qualche modo giungere a Claudio, ma anche a coloro che ne conservano nel cuore la memoria.
Incredula
davanti alla notizia,
davanti allo specchio rotto
che non riflette più
cieli e soli,
albe e tramonti
cerco inutilmente
di riattaccarne i pezzi.
C’è stato un tempo in cui
prima di entrare a scuola
facevo tappa fissa
in via Sant’Agostino.
Dietro la soglia, sotto il portico ombroso,
profumo di carta, cartone e grafite,
tempere, acrilici e colla.
Strumenti, questi ed altri,
varco d’accesso a un mondo.
Per me.
Per noi che di lì siamo passati in tanti.
Riferimento certo nella città.
Il gentile signore brizzolato,
con la moglie Gina
erano ormai come parenti.
Dopo il diploma per anni
non ci tornai,
finchè un giorno, dopo trent’anni,
fu con mio figlio che vi rientrai.
Il signore e la moglie non c’erano più,
ma il negozio avevan lasciato
in mani sicure:
gentili altrettanto o forse anche più.
In un momento avevo ritrovato una certezza,
una di quelle che hanno un indirizzo:
un civico, una via, ma soprattutto
un nome di persona.
Claudio,
a te che sei partito
e vai leggero su prati sconfinati
siamo noi a chiedere scusa.
Per non aver sentito,
per non aver capito
la pena dietro al sorriso.
Ad ogni modo grazie
per quello che hai fatto,
per quello che hai dato,
per ciò che hai lasciato
e che dopo la tempesta
siamo certi tornerà chiaro
e si farà sentire e sarà vivo
nei cuori trafitti dal dolore,
di chi ti amava o era vicino.
Ciao Claudio.
Francesca
Treviso
Ultimo aggiornamento: 23:58
Non viviamo mai abbastanza intensamente, non ci dedichiamo mai abbastanza alle persone con le quali condividiamo questo passaggio terreno, siano esse amiche o conoscenti. Eppure sono le persone che incontriamo tutti i giorni che disegnano la nostra geografia, quella più importante: la geografia umana.
Dovremmo fare maestra la storia, per imparare a guardare nel profondo degli occhi le persone che ci circondano, e per riuscire a cogliere ciò che a volte non riescono ad esprimere con le parole o con i gesti.
Con questo rammarico, nel dolore per una scomparsa che ci lascia tutti impietriti, ho sentito spontaneo un pensiero che vorrei potesse in qualche modo giungere a Claudio, ma anche a coloro che ne conservano nel cuore la memoria.
Incredula
davanti alla notizia,
davanti allo specchio rotto
che non riflette più
cieli e soli,
albe e tramonti
cerco inutilmente
di riattaccarne i pezzi.
C’è stato un tempo in cui
prima di entrare a scuola
facevo tappa fissa
in via Sant’Agostino.
Dietro la soglia, sotto il portico ombroso,
profumo di carta, cartone e grafite,
tempere, acrilici e colla.
Strumenti, questi ed altri,
varco d’accesso a un mondo.
Per me.
Per noi che di lì siamo passati in tanti.
Riferimento certo nella città.
Il gentile signore brizzolato,
con la moglie Gina
erano ormai come parenti.
Dopo il diploma per anni
non ci tornai,
finchè un giorno, dopo trent’anni,
fu con mio figlio che vi rientrai.
Il signore e la moglie non c’erano più,
ma il negozio avevan lasciato
in mani sicure:
gentili altrettanto o forse anche più.
In un momento avevo ritrovato una certezza,
una di quelle che hanno un indirizzo:
un civico, una via, ma soprattutto
un nome di persona.
Claudio,
a te che sei partito
e vai leggero su prati sconfinati
siamo noi a chiedere scusa.
Per non aver sentito,
per non aver capito
la pena dietro al sorriso.
Ad ogni modo grazie
per quello che hai fatto,
per quello che hai dato,
per ciò che hai lasciato
e che dopo la tempesta
siamo certi tornerà chiaro
e si farà sentire e sarà vivo
nei cuori trafitti dal dolore,
di chi ti amava o era vicino.
Ciao Claudio.
Francesca
Treviso