Mia figlia espulsa dal gruppo scout perché aveva paura di dormire fuori

Giovedì 18 Dicembre 2014
Mia figlia espulsa dal gruppo scout perché aveva paura di dormire fuori
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Siamo i genitori di una bambina di 11 anni che è stata espulsa dal gruppo scout “Schio sesto” di Magrè di Schio (Vicenza). Non si tratta di un provvedimento per motivi disciplinari, ma l’unica colpa di cui si è macchiata nostra figlia è stata quella di non essere riuscita a vincere la paura di dormire fuori casa!



Sinteticamente i fatti:



L’esperienza del campo estivo 2013 per nostra figlia è stata, come anche per altre coccinelle, abbastanza traumatica, era la prima volta che si allontanava dai propri genitori e non aveva pressoché quasi mai dormito fuori casa prima di allora. Per alcuni bambini il dormire fuori casa diventa una nuova avventura mentre per altri è vissuta quasi come un abbandono, come nel caso di nostra figlia. Da genitori riteniamo sia comunque una prova da superare e che faccia parte di un momento di crescita.



Ripresa in autunno la normale attività di gruppo ci siamo accorti che, pur partecipando con entusiasmo agli incontri del sabato, l’idea di affrontare un nuovo campo estivo era per nostra figlia motivo di angoscia. In un primo momento abbiamo pensato di sdrammatizzare nella convinzione che con il tempo questa paura sarebbe stata superata ma, più si andava avanti più il problema pareva ingigantirsi. A inizio Aprile abbiamo quindi deciso di informare tramite e-mail la sua capo-scout Arcanda della situazione confidando nella sua collaborazione per aiutare la bambina a vincere l’ansia. La risposta di Arcanda è stata rassicurante e questo ci ha fatto ben sperare convinti che la sinergia tra noi e i capi scout avrebbe portato ad una soluzione positiva del problema. Poi però passavano le settimane e nulla accadeva, ci siamo resi conto che l’ansia cresceva ma l’argomento non veniva affrontato. Dopo qualche settimana abbiamo convinto nostra figlia a parlarne direttamente con Arcanda. Essendo una bambina alquanto chiusa e timida crediamo che per lei non sia stato facile affrontare l’argomento ma comunque così ha fatto. La risposta di Arcanda sicuramente è stata articolata e argomentata ma come contenuto conta la sintesi che ci ha riportato nostra figlia in lacrime all’uscita dell’incontro del sabato: “Arcanda mi ha detto che se non vado al campo estivo non posso più far parte degli scout !”.



Il concetto è stato motivato e ribadito in un successivo incontro tra noi genitori e Arcanda dove si sottolineava l’impossibilità di “creare un precedente”. A questo punto, dopo un gran lavoro con nostra figlia in cui ci siamo resi conto che per lei affrontare nuovamente un campo estivo sarebbe stata una difficoltà insormontabile abbiamo dovuto rinunciare a farle vivere l’esperienza ma, soprattutto, anche tutto quello di positivo poteva darle la comunità degli scout. Ha così concluso l’anno salutando tutti nell’uscita finale di giugno 2014.



Ora le considerazioni:



Abbiamo riletto attentamente il “patto associativo” che ci è stato consegnato al momento dell’iscrizione di nostra figlia al gruppo scout e francamente non abbiamo trovato nemmeno una parola che giustifichi il l’ aut - aut nei confronti di nostra figlia. C’è invece una parola che ricorre più volte nel documento: “educazione”. Etimologicamente significa “trarre fuori “ nel senso di sviluppare al meglio le potenzialità che ha ogni individuo. Può anche essere interpretata come “condurre fuori” ovvero accompagnare il bambino nel corso della crescita. Questo è quanto ci aspetteremo da delle persone che operano in campo educativo. Anche noi siamo insegnanti e abbiamo molto chiaro il ruolo che ci compete. Sappiamo bene che ogni bambino o adolescente si trova a superare delle difficoltà per diventare adulti e il nostro compito è quello di aiutarlo nel rispetto delle individualità di ognuno. Non è un lavoro facile e molte volte accade di sbagliare …. anche se in buona fede !



Nel caso di nostra figlia riteniamo si sia sbagliato…. e di molto ! perché anziché “educare” si è preferito “escludere” (parola che non appare nel patto associativo) ovvero, sempre ricorrendo al suo significato etimologico, “chiudere fuori”. Invece di aiutare una bambina a vincere una paura si è preferito scegliere la via molto più facile di ritenerla “non adeguata” alla vita scout. Il risultato è stato l’esatto opposto di quanto noi auspicavamo, anziché sdrammatizzare e risolvere, il problema si è ingigantito facendo sentire nostra figlia una bambina “diversa” dagli altri e noi i genitori di una bambina “diversa”.



Fortunatamente la bambina ha una famiglia con le spalle larghe e ha superato abbastanza indenne questo triste momento così come supererà la sua paura di dormire fuori casa secondo i tempi e i modi che le sono più consoni.



L’esperienza ci ha portato a concludere che forse a “non essere adeguato” sia stato il comportamento dei capi-scout e dopo avere espresso le stesse considerazioni qui riportate ai diretti interessati “Arcanda” e “Checcobabboscoiattolo” ( Ci sarebbe piaciuto chiamarli con il loro vero nome ma purtroppo non ci è dato l’onore di conoscerlo!) senza che ciò sortisse alcuna reazione, se non di autocritica, per lo meno di giustificare la scelta operata, non ci resta che rendere noto quanto accaduto perché ciò non possa ripetersi con altri bambini in futuro !



Per quanto ci riguarda consideriamo chiusa la triste esperienza con gli scout e voltiamo pagina !



I genitori di una bambina ex scout.
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