Visita fiscale e la normale italica malaburocrazia

Sabato 10 Gennaio 2015
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Caro Gazzettino,

in ottobre sono stata ricoverata qualche giorno per accertamenti che hanno evidenziato una patologia che necessiterà, a breve, di un intervento chirurgico venendo, quindi, dimessa con obbligo di riposo assoluto per qualche giorno prescritto e firmato, ovviamente, da un medico pubblico qual’é un medico ospedaliero.



Durante tale convalescenza, l’Inps di Dolo, non fidandosi evidentemente di un medico ospedaliero, si premurava di inviare il medico fiscale dimenticando però (!) di comunicargli il numero civico della mia residenza dove abito dal lontano anno 2000 e già soggetta, com’è ovvio, a pregresse visite medico-fiscali tutte andate regolarmente in porto.



Quindi il medico fiscale cosa fa ? Ben lungi dal chiamare il richiedente per avere lumi circa il dato mancante, usciva, girava un po’ in zona per poi tornare in ufficio e rimandare il tutto all’INPS comunicando di non aver potuto effettuare la visita richiesta perché l’indirizzo indicato era SNC (senza numero civico).



L’INPS da parte sua ci metteva il carico da 11 e invece di cercare di capire le cause di tale disguido INTERNO, comunicava dapprima alla ditta presso cui lavoro, che mi avvisava prontamente, l’intenzione di procedere al recupero coattivo delle somme, a loro dire, indebitamente da me percepite per i giorni di malattia e successivamente (udite, udite) direttamente a me con lettera R/R al mio indirizzo corretto; ma talmente corretto da contenere, oltre al numero civico, prima sconosciuto, anche il numero dell’interno dell’appartamento, informazione, quest’ultima, che normalmente non si usa dare.



A nulla sono valse 2 (due) istanze da me presentate in prima persona all’INPS di Dolo ed un ricorso presentato tramite Patronato: l’INPS ha brillato, ancora una volta, per il suo silenzio mostrando una volta di più l’”alta considerazione” che ha nei confronti dei suoi “iscritti/assistiti”. Il tutto alla faccia della tanto sbandierata politica di supporto ai redditi e trasparenza nel rapporto con i cittadini.



L’unica certezza certa, in tutta la vicenda, è che qualsiasi errore, omissione, sciatteria, dimenticanza o qualsiasi altra negligenza non è e non potrà mai essere imputata a me che, pur tuttavia e mio malgrado, sto facendo la parte del vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro e sono chiamata a provare sulla mia pelle la mai abbastanza biasimata malaburocrazia trovandomi a dover pagare in prima persona e di tasca propria mancanze da altri commesse.



Non mi resta altra soluzione, a questo punto, che affidare la pratica ad un legale per la tutela dei miei diritti e della la mia immagine anche agli occhi del mio datore di lavoro che potrebbe, giustamente, pensare di trovarsi alle prese con una dei cosiddetti “furbetti” mentre io in quei giorni ero immobile a letto impossibilitata ad alzarmi. Sarà però mia cura cercare di citare oltre all’INPS, anche tutti coloro che hanno firmato le varie fasi della pratica e che pur potendo - avvalendosi del cosiddetto potere di autotutela recepito dall’INPS fin dal lontano 2006 - sospendere o annullare un provvedimento palesemente iniquo, ingiusto e/o vessatorio, non l’hanno fatto.



Giuseppina Clarelli Cazzago di Pianiga (Ve)
Ultimo aggiornamento: 13:33

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