Noi, medici aspiranti specializzandi
trattati come carne da macello

Mercoledì 12 Novembre 2014
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Sono un medico abilitato aspirante specializzando che ha partecipato al primo concorso nazionale per l'ingresso alle scuole di specializzazione svoltosi a partire dallo scorso 28/10. Con questa mia lettera desidero porre l’attenzione al trattamento a cui noi candidati siamo stati sottoposti, prima come persone, poi come medici.



Come è già ormai ben noto, lo svolgimento di questo concorso è stato inficiato dalla somministrazione di quesiti di area medica e di servizi clinici a giornate invertite. In quanto testimone in prima persona dello scempio che si è svolto tengo a sottolineare che quanto giunto all'attenzione dei giornali è solamente uno degli aspetti che dimostrano le falle che stanno alla base di questo metodo di selezione.



A mio avviso, le ingiustizie che abbiamo dovuto subire partono da ben prima che le famigerate prove venissero invertite. Il regolamento di questo concorso, infatti, prevede la valutazione del curriculum personale, effettuata con modalità differenti rispetto a quanto si verificava con il precedente regolamento; questo ha fatto sì che tutti noi ci trovassimo a dover competere a partire da una base che abbiamo costruito negli anni precedenti basandoci su criteri che al tempo potevano portare un vantaggio, mentre con le modalità attuali, non si limitano ad essere neutre, ma talvolta svantaggiose.



Dopo questo cambiamento a scatola chiusa, che nostro malgrado ci siamo trovati costretti ad accettare, abbiamo per mesi sperato di poter contare sulla nostra preparazione per ovviare ad eventuali deficit accumulati a causa di quanto scritto sopra. I nostri buoni propositi però sono stati disattesi, ancora una volta, da chi non ci ha permesso di studiare adeguatamente gli argomenti d’esame, dato che, privi di una bibliografia nota, solo dopo aver visionato le 70 domande di area comune durante il primo giorno di prova, abbiamo potuto constatare che il test, atto a selezionare medici che ambiscono a specializzarsi, verteva su molte domande di ambito preclinico, biologico/molecolare, non testando pertanto le conoscenze cliniche, su cui ci eravamo preparati per mesi.



Il concorso è poi continuato nei giorni successivi, con gli errori noti a tutti, svolgendosi all’interno di aule con pc ravvicinati tra loro. A distanza di giorni, dopo annunci e smentite da parte del MIUR, e numerose polemiche il sentimento che in me prevale è l’amarezza; amarezza dettata non solo dalla possibilità che quest’anno per me e altri 7000 Colleghi non ci sia un posto in una scuola di specializzazione, ma che questo possa verificarsi anche l’anno prossimo e per molti anni ancora.



E’ sconfortante pensare che dopo anni di sacrifici e rinunce, che hanno coinvolto non solo noi in prima persona, ma anche le nostre famiglie e i nostri cari, siamo trattati come carne da macello, costretti a lottare per 0,3 punti in più o in meno per accedere a quello che ritengo essere un nostro diritto, quello di formarci al fine di garantire la migliore assistenza possibile ai malati, e la piena consapevolezza di agire secondo scienza e coscienza, impegno che ci siamo presi nel momento in cui abbiamo abbracciato la professione.



A seguito di tutto ciò, dolorosamente ammetto che sto pensando di rinunciare, rinunciare a formarmi nel mio Paese poiché ritengo che la mia dignità umana prima di tutto, e professionale, mi impediscano di sottopormi ulteriormente a un tale scempio, ma lo sconforto porta talvolta a pensare di rinunciare anche a questo sogno per poter prendere in mano il mio futuro, sacrificando anni di studi a patto di poter progredire nella mia crescita umana e professionale, cercando altrove la possibilità di apportare il mio contributo a questa società, se non con l’attività di medico, con qualsiasi altro lavoro, poiché è questo ciò che nobilita l’uomo.



Dott.ssa Elena Pelizzaro

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