Trani, indagati Berlusconi e Minzolini:
minacce e rivelazione segreto

Lunedì 15 Marzo 2010
Silvio Berlusconi al telefono
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ROMA (15 marzo) - Nell'inchiesta di Trani sulle pressioni nei confronti dell'Agcom e della Rai spuntano decine di altre telefonate di Silvio Berlusconi. Il premier ha chiesto tramite i suoi avvocati alla procura pugliese se indagato nell'inchiesta, e la risposta è stata affermativa. Il premier è indagato per consussione e minacce, mentre Giancarlo Innocenzi lo è per favoreggiamento personale. Indagato anche il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, per rivelazione del segreto. Ghedini parla di irrilevanza penale dei fatti. E al Csm è bufera sul consigliere Cosimo Ferri, il cui nome è accostato nell'inchiesta a quello del consigliere Agcom Giancarlo Innocenzi.



Silvio Berlusconi, è formalmente indagato dalla procura di Trani nell'inchiesta Rai-Agcom. Lo si è appreso da fonti vicine alle indagini. È il contenuto della risposta che la procura di Trani ha fornito all'istanza presentata stamani dai legali del premier, Filiberto Palumbo e Niccolò Ghedini, che chiedevano se il premier fosse indagato. L'istanza era stata depositata dall'avvocato Palumbo, di Bari, che assiste Niccolò Ghedini, all'ufficio registro generale della Procura ai sensi dell'art. 335 del Codice di procedura penale dopo la pubblicazione sui quotidiani di oggi di notizie secondo le quali Berlusconi sarebbe indagato per concussione. L'ipotesi di reato formulata nell'inchiesta è per concussione e per “violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario” (articoli 317 e 338 del Codice penale), reati compiuti ai danni dell'istituzione del Garante per le Comunicazioni.



Nei confronti del commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi, la procura ipotizza il reato di favoreggiamento personale (art.378 del Codice penale), in relazione alle dichiarazioni fatte nel corso di un'audizione dinanzi agli investigatori in cui avrebbe negato di aver ricevuto pressioni da Berlusconi per chiudere Annozero.



Il direttore del TG1, Augusto Minzolini è indagato invece per violazione dell'articolo 379 bis del Codice penale: rivelazioni di segreti inerenti a un procedimento penale. Minzolini non avrebbe osservato il divieto imposto dal pubblico ministero, Michele Ruggiero, di non rivelare a terzi il contenuto dell'interrogatorio a cui fu sottoposto a Trani il 17 dicembre 2009 nell'ambito delle indagini sulle carte di credito American Express.



L'avvocato Filiberto Palumbo dopo aver depositato l'istanza aveva detto: «Cerchiamo di avere qualche carta in più poi organizzeremo la difesa, se di difesa si dovrà trattare». Il legale ha incontrato a mezzogiorno il procuratore di Trani, Carlo Maria Capristo. «Sono contento che la Procura abbia attivato subito un'inchiesta per rivelazione del segreto d'ufficio: questa è stata una notizia che ci ha fatto piacere».



Delle nuove intercettazioni presenti nell'inchiesta 5 o 6 sarebbero con il direttore del Tg1 Minzolini e 10-12 con il commissario Agcom Giancarlo Innocenzi. In una di queste telefonate, del 12 novembre 2009, Berlusconi chiama Innocenzi durante la trasmissione di Annozero dedicata al caso Cosentino: «E' una cosa oscena, bisogna concertare una vostra azione che sia di stimolo alla Rai per dire: adesso basta, si chiude tutto» dice il premier.



Ghedini: «L'irrilevanza penale dei fatti, e comunque la totale e assoluta incompetenza territoriale di quella Procura» sono dimostrate, secondo l'avvocato Ghedini, dalle notizie sulle indagini in corso a Trani. Ghedini sottolinea inoltre «la reiterata e continua violazione del segreto di indagine. Ghedini afferma poi che «né ad un Giudice, né ai difensori, nulla è stato depositato. Tutto è nelle mani della Procura e degli investigatori e, guarda caso, a pochi giorni dalle elezioni, si leggono non solo i contenuti delle intercettazioni, ma perfino i precisi numeri delle stesse e, pur anche, i nomi di chi sarà interrogato nei prossimi giorni. Tutto ciò non solo è inaccettabile, ma è in palese e conclamata violazione di legge e concretizza una pluralità di reati e di responsabilità disciplinari che dovranno essere accertati e severamente sanzionati».



Berlusconi: «Scandalizzato perché a Trani ci sono state palesi violazioni di legge: è una iniziativa grottesca» che tuttavia «non mi preoccupa affatto» poiché «sono intervenuto a destra e a manca» contro i processi in tv e le mie sono «posizioni non soltanto lecite ma doverose». Così Silvio Berlusconi ha commentato al Gr1 l'inchiesta su Rai-Agcom. «Quindi le mie erano e sono le posizioni di tutte le persone perbene e di buonsenso: sono posizioni non soltanto lecite, ma anche doverose».



Berlusconi: la sinistra ha armato i pm. La manifestazione delle opposizioni è la «fotografia di un clima avvelenato che va avanti da mesi, da quando la sinistra ha armato le procure contro di noi e usa le intercettazioni e la giustizia a orologeria per la sua campagna di insulti sui suoi giornali e nelle piazze», aggiunge Berlusconi, replicando poi a Massimo D'Alema: «D'Alema non tiene vergogna, come dicono a Napoli» visto che è la sinistra ad aver «avvelenato il clima».



«Noi scendiamo raramente in piazza. Ma stavolta è doveroso farlo per difendere la nostra libertà e democrazia. C'è un gioco sempre più scoperto e sempre più pericoloso che vede alleati la sinistra, i suoi giornali, e i magistrati politicizzati di sinistra» - ha proseguito Berlusconi - Si sono prima inventati una tangentopoli che non c'era e non c'è. Hanno poi provato a schizzare del fango anche sul miracolo compiuto in Abruzzo, hanno cercato di estromettere le liste del Pdl in Lombardia e nel Lazio dando la colpa ai nostri delegati che invece non hanno nessuna responsabilità».



Alfano: intercettazioni a strascico, violata la Costituzione. «A Trani sono state fatte intercettazioni a strascico», cioè «in una logica quasi da catena di Sant'Antonio; viene violato l'articolo 15 della Costituzione e probabilmente anche le leggi che regolano già attualmente, prima ancora della entrata in vigore della nostra riforma, l'uso delle intercettazioni come strumento di indagine», ha detto il ministro della Giustizia. «Le intercettazioni sono una grave violazione della riservatezza del diritto alla privacy consentita dalla legge, diritto che può essere violato in ragione di una legge e solo in determinate circostanze».



Ispettori in arrivo, procuratore Trani sereno. «Sono sereno, io sono sempre sereno», ha detto il procuratore di Trani, Carlo Maria Capristo, arrivando negli uffici giudiziari di Trani. I cronisti gli chiedevano commenti a proposito dell'arrivo, previsto per domani, degli ispettori mandati dal ministro della giustizia, Angelino Alfano, dopo la fuga di notizie sull'inchiesta nella quale si è giunti a intercettare il premier, Silvio Berlusconi. Il procuratore è giunto intorno alle 9.30 e, dopo una capatina al bar, si è diretto al suo ufficio. Ai giornalisti Capristo ha aggiunto: «Comunque non so niente, perchè non ho ancora visto i documenti», riferendosi probabilmente alla documentazione che gli sarà sottoposta dagli ispettori ministeriali in riferimento al loro mandato. «Buona settimana, godetevi l'aria di mare» ha concluso il procuratore, dirigendosi verso il bar.



«Schizzi di fango su di me, troverò la talpa». «Nell'inchiesta per la fuga di notizie prometto il massimo impegno: chi conosce la mia storia, e non chi si diverte a gettare schizzi di fango su di me, sa che farò ogni sforzo per capire chi è l'autore di questa fuga di notizie» ha detto Capristo.



«Nessuna frattura tra pm». «Non c'è nessuna frattura in questa squadra di lavoro: vi prego di non tornare più sull'argomento - dice Capristo - La coassegnazione del fascicolo mi è stata chiesta dal collega Michele Ruggiero e mi ha fatto molto piacere». L'inchiesta è ora affidata ai pm Michele Ruggiero, Marco D'Agostino, Ettore Cardinali e Fabio Buquicchio che, in base alle disposizioni date da Capristo, devono raggiungere un accordo unanime prima di preparare qualsiasi atto d'indagine o richiesta cautelare.



Slitta a domani l'avvio dell'ispezione. Sembra destinato a slittare a domattina l'inizio formale dell'ispezione disposta dal ministro Alfano. Gli ispettori, infatti, pur arrivando oggi a Trani, non si presenterebbero in Procura prima di martedì mattina.



Alfano: gli ispettori non interferiranno nell'inchiesta. «Vorrei tranquillizzare tutti: gli ispettori stanno a Trani per svolgere il loro lavoro da magistrati, perché tali sono. Non devono, non possono e non vogliono interferire nell'inchiesta, l'inchiesta deve andare avanti», ha risposto il ministro ai giornalisti . «Credo sia un servizio utile alla giustizia se si accerta come delle talpe abbiano potuto far filtrare delle notizie sui giornali. Il reato di rivelazione del segreto d'ufficio è già previsto e punito dal nostro codice penale, ma purtroppo non viene mai ad avere delle condanne. La casistica giudiziaria non lascia traccia di grandi ricordi di condanne per fuga di notizie, di arresti di talpe dentro gli uffici che maneggiano materiale riservato. Le aspiranti talpe devono sapere che i magistrati le combattono e che non è possibile violare le regole di riservatezza del segreto istruttorio impunemente».



Consiglieri Csm: indagare sull'ispezione. Il Csm metta sotto la lente di ingrandimento l'ispezione disposta dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, alla Procura di Trani, per accertare se vi siano interferenze nelle indagini in corso che riguardano «personaggi politici di rilievo nazionale»: lo chiede la maggioranza dei consiglieri del Csm al Comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli, suggerendo di affidare la verifica alla Prima commissione. I consiglieri fanno notare che l'ispezione ha per oggetto un'indagine «attualmente pendente e riguardante direttamente o indirettamente personaggi politici di rilievo nazionale. Poiché il ministro avrebbe incaricato l'Ispettorato di verificare fatti e circostanze (competenza territoriale, ammissibilità delle intercettazioni telefoniche disposte, motivi della propalazione dei contenuti delle medesime) che riguardano esclusivamente l'attività giurisdizionale, occorre accertare nell'ambito di una consolidata interpretazione fornita dal Consiglio in merito ai rapporti fra segreto di indagine e poteri dell'ispettorato sviluppati con leale collaborazione, le modalità effettive con le quali gli ispettori sono stati incaricati di svolgere l'attività amministrativa parallelamente ad una inchiesta giudiziaria in corso». Al documento mancano solo le firme di gruppi del Pdl e dell'Udc. Il testo è stato sottoscritto anche da Cosimo Ferri, il consigliere che secondo Il Fatto avrebbe dato consulenze legali al commissario di Agcom Innocenzi per intervenire su "Annozero".



«Sono serenissimo, mai dato consulenze»: così il consigliere del Csm Cosimo Ferri risponde a chi gli chiede del suo stato d'animo dopo essere stato chiamato in causa nell'inchiesta di Trani. Oggi Ferri si è presentato regolarmente a mezzogiorno al Csm per presiedere una riunione della settima Commissione del Csm, che ha ascoltato il presidente del tribunale di Parma. Ferri è stato poi a colloquio un quarto d'ora con il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino.



Quelle espresse nelle telefonate con Innocenzi su Annozero erano «valutazioni critiche del tutto personali» non legate al ruolo di consigliere del Csm e che non costituivano alcuna «interferenza» nell'attività di altri organi, ha detto Ferri ai colleghi del suo gruppo e ai vertici di Magistratura Indipendente, la corrente di cui fa parte. A riferirlo è Stefano Schirò, presidente di Magistratura Indipendente, secondo cui alla luce dei chiarimenti dati da Ferri, che hanno rassicurato i vertici di Magistratura Indipendente.



Ferri: con Innocenzi rapporti leciti. «Normali e leciti»: così Ferri definisce i propri rapporti con Giancarlo Innocenzi, dolendosi degli «attacchi giornalistici» ricevuti «basati su illazioni e su evidenti violazioni del segreto istruttorio». In una nota Ferri precisa di aver conosciuto Innocenzi «in occasione della Relazione annuale» di Agcom: «Mi ha contattato alcune volte e l'ho anche incontrato, con la disponibilità e l'educazione che penso mi contraddistinguano e che uso a chiunque mi cerchi, appartenenti ad istituzioni e non». Ferri riferisce che Innocenzi gli ha parlato, «nell'ambito di discussioni generali sui problemi di attualità, anche del rapporto tra giustizia e mass media, con particolare riferimento ad alcune trasmissioni televisive avente ad oggetto la celebrazione di processi ed in particolare anche della trasmissione Annozero, manifestandomi di non condividerne il taglio e di non concepire che i processi si svolgano in televisione e non nelle aule di giustizia». Il commissario Agcom «riteneva che detta trasmissione fosse solita non rispettare alcune normative di riferimento e desiderava semplicemente e legittimamente approfondire l'argomento. Anche io, come peraltro mi risulta molti altri magistrati, dissento profondamente dalle trasmissioni che anticipano o celebrano processi simulati contestualmente alla celebrazione di quelli veri, e non ho avuto quindi alcuna remora ad esprimergli le mie opinioni al riguardo. Non ho ritenuto e non ritengo tuttora che un'interlocuzione di tale genere possa avere rilevanza negativa di nessun tipo. È giusto che i colleghi di Trani facciano il loro lavoro con serenità e con la serietà che li contraddistingue: ne vedremo gli sviluppi. In ogni caso sarebbe auspicabile, a questo punto, la pubblicazione di tutte le conversazioni integrali nelle quali il sottoscritto ha direttamente parlato con Innocenzi, in modo che emerga con chiarezza la natura delle conversazioni avute. Non posso però non esprimere il mio sconcerto nel vedermi sottoposto ad attacchi giornalistici basati su illazioni e su evidenti violazioni del segreto istruttorio. Utilizzare l'esistenza di questi normali e leciti rapporti per screditare la mia persona, la mia professionalità di magistrato, la stessa istituzione a cui appartengo, ed il mio impegno associativo, anche in vista delle ormai prossime elezioni del CSM, è una scorrettezza grave che mi fa pensare assai male sui reali obiettivi che si vogliono raggiungere».



Chiesta al Csm una pratica sul caso Ferri. Serve un «approfondito accertamento» della vicenda che ha coinvolto il consigliere del Csm Cosimo Ferri per «scongiurare il rischio» che il Consiglio Superiore «venga, anche solo strumentalmente coinvolto nelle polemiche in atto». La sollecitazione viene da 15 consiglieri del Csm, che hanno perciò chiesto al Comitato di presidenza di Palazzo dei marescialli l'apertura di una pratica in Prima Commissione.



Di Pietro: Berlusconi ordina, i sicari eseguono. «Berlusconi ordina: "Via Santoro, via Floris, via Dandini e via Di Pietro dalle televisioni pubblichè, e i sicari dell'informazione, Innocenzi, Minzolini e chissà quanti altri, eseguono in perfetto stile mafioso»: lo scrive Antonio Di Pietro sul suo blog. «Dopo essersi ritagliato l'82% degli spazi dedicati alla politica nelle televisioni (Raiset), azzerando il concetto di par condicio, Berlusconi sceglieva pure chi doveva rappresentare quel misero 18% che restava. Non capisco poi perché - prosegue il leader di Idv - ha così paura dell'Italia dei valori, forse perché non abbiamo mai ceduto al canto delle sirene di un dialogo che, oggi, tutti i partiti d'opposizione riconoscono impossibile?».



Bersani: Berlusconi usi il telefono per altro, per tv basta telecomando.
«Io il telefono lo dedicherei a qualcosa che interessa più da vicino gli italiani». Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani,ha commentato i colloqui telefonici del premier Berlusconi. «Suggerirei al capo del governo che se vuole cambiare programma televisivo non usi il telefono, ma il telecomando cambiando canale. Il telefono lo dedichi a qualcosa che interessa più da vicino gli italiani. Non è una bella immagine per il nostro Paese immaginare il presidente del Consiglio che sta sempre al telefono per dei programmi televisivi, con tutte le questioni aperte e i programmi che abbiamo».



Silvio Berlusconi «è al tramonto», ma quello che c'è da temere è che «voglia fare come Sansone con i Filistei e che sotto il suo discredito porti giù il discredito di tutte le istituzioni», ha detto in serata Bersani, commentando anche le odierne parole del premier: «L'altro giorno ho detto che è un disco rotto, ora dico che è un cd rotto, così anche i giovani mi capiranno. Siamo sempre alle solite cose, senza né capo né coda. In questi giorni alcuni soggetti sociali si sono accorti che non si parla dei temi veri del Paese, ma essi affermano che ciò avvenga 'perchè la politica è rissosa'. L'ipocrisia può arrivare fino a un certo punto, ma ora non la accettiamo più. A questi soggetti sociali io dico 'non parlerete certo di noi'. Sono due anni che tra lodo Alfano, processo breve e legittimo impedimento non si riesce a parlare dei problemi del Paese, e questa è una vergogna. A questi soggetti sociali ricordo che il governo è nella pienezza dei poteri, con cento voti di maggioranza nel Parlamento. Non se la prendano genericamente con la politica, perchè non lo accettiamo più. Io non so quanto durerà il tramonto di Berlusconi, ma non vorrei che facesse come Sansone e i Filistei, che sotto il suo discredito porti giù il discredito di tutte le istituzioni. Non facciamo di tutt'erba un fascio sennò al Paese togliamo anche la fiducia».



Casini: «Le intercettazioni, i conflitti di potere, l'eterna lotta tra Berlusconi e i magistrati: queste non sono questioni che interessano gli italiani». Così il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha risposto ai giornalisti che gli hanno chiesto un parere sull'inchiesta che il Csm si appresterebbe a fare sui controlli del ministro Alfano sull'indagine di Trani. «Gli italiani vogliono vedere se in queste 13 regioni dove si voterà, la sanità tutela i malati o i partiti. Il resto è una fuga dalla realtà».



«Un paese di cani rabbiosi», dove tutto diventa «rissa permanente». Così il leader dell'Udc definisce il clima italiano, dove ci sono «magistrati contro politici, destra contro sinistra, extracomunitari contro italiani, Nord contro Sud». Insomma, afferma, siamo «tutti costantemente gli uni contro gli altri. Questo è un paese che non è consapevole di quello che gli sta accadendo».



Casini: Berlusconi ha risolto i suoi problemi, non quelli degli altri. «Spero vivamente che molti oggi abbiano capito perchè due anni fa non abbiamo accettato l'invito a entrare nel Pdl: perché avevamo percepito che non poteva essere una cosa seria l'evocazione dell'uomo solo al comando che risolveva tutti i problemi. Ha risolto i suoi e quelli degli altri no», aggiunge che consiglia a Berlusconi «di cominciare a interessarsi delle cose che riguardano gli italiani. Perché qui, a forza di interessarsi delle cose che riguardano lui, dopo due anni, con cento deputati di maggioranza, non c'è un solo problema che sia stato seriamente affrontato».
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 18:07

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