Teologo gay, al Sinodo sarà battaglia
«Guai a cambiare la dottrina»

Sabato 3 Ottobre 2015 di Franca Giansoldati
Teologo gay, al Sinodo sarà battaglia «Guai a cambiare la dottrina»
CITTA' DEL VATICANO - La Chiesa ”democratica” di Papa Francesco riprende il suo cammino. Dibattito libero nei circoli minori, interventi in aula di soli tre minuti (il tempo è tiranno per via dell'alto numero dei partecipanti), briefing quotidiani, una commissione interna che farà da arbitro e garantirà a tutti che il documento finale contenga le effettive posizioni delle parti, senza alterazioni, senza tagli, senza correzioni. Infine il voto e quindi la pubblicazione dei risultati.

Un confronto serrato tra due differenti visioni, i rigorosi custodi di una dottrina rigida e, in fondo, un po' asettica, e gli aperturisti maggiormente sensibili ad una Chiesa-da-campo che si inginocchia sulle ferite dei suoi figli, misericordiosa verso le donne che hanno abortito, le coppie scoppiate, le famiglie allargate, i figli di coppie gay. Ma, forse, in fondo in ballo c’è molto di più. C’è la proiezione della Chiesa nel futuro. «Care famiglie, buonasera!» ha esordito Papa Francesco affacciandosi in Piazza San Pietro ieri sera. In preparazione dell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo era stata organizzata una veglia di preghiera per invocare i buoni auspici sulla famiglia, argomento sul quale si confronteranno per un mese di fila 270 padri sinodali.





OGNI FAMIGLIA È LUCE

Il Papa con una messa che celebrerà stamattina in basilica darà il via al confronto. Anche la riflessione della sera prima non può che essere all'insegna del buon senso. «Ogni famiglia è sempre una luce, per quanto fioca, nel buio del mondo». Non manca di provocare: «A che giova accendere una piccola candela nel buio che ci circonda? Di fronte alle esigenze dell'esistenza, la tentazione porta a tirarsi indietro, a disertare e a chiudersi, magari in nome della prudenza e del realismo, fuggendo così la responsabilità di fare fino in fondo la propria parte». Il percorso sinodale si annuncia complesso e in salita, almeno nella misura in cui i padri sinodali vorranno sperimentare la novità del dibattito aperto. In passato i Sinodi si sono caratterizzati soprattutto da rigidità e monotonia, più che essere laboratori comuni in cui fare affiorare vivacità e passione nel contraddittorio. Sembravano più momenti di certificazione di posizioni precotte, ai quali la Segreteria del Sinodo aveva provveduto a mettere il silenziatore, che non la «parresia» richiesta. Perchè anche stavolta, come è avvenuto l'anno scorso, durante la prima parte del Sinodo sulla famiglia, la parola d'ordine che Bergoglio ha indicato è: libertà di dire tutto, senza timori reverenziali, nemmeno verso il Papa. Il Sinodo, ha detto, «sappia ricondurre a un'immagine compiuta di uomo l'esperienza coniugale e familiare; riconosca, valorizzi e proponga quanto in essa c'è di bello, di buono e di santo». L'Assemblea però «abbracci le situazioni di vulnerabilità che mettono alla prova la famiglia: povertà, guerra, malattia, lutto, relazioni ferite e sfilacciate da cui sgorgano disagi, risentimenti e rotture. Se non sappiamo unire la compassione alla giustizia, finiamo per essere inutilmente severi e profondamente ingiusti». E in campo molti big.

Per esempio il cardinale tedesco Walther Kasper, capofila dei novatori, teologo e autore di monumentali studi sull'applicazione della misericordia. Al suo fianco potrà contare su diversi italiani (Semeraro, Forte, poi l’argentino Fernandez). Dalla parte opposta - il fronte del «no alla comunione ai divorziati» e «della dottrina non si cambia» - ci saranno Pell, Mueller, Wuerl, Sarah. Tra le novità in aula la presenza di coppie di sposi che avranno il compito di fare relazioni sulla vita matrimoniale, sui problemi con i figli e le fatiche quotidiane sotto lo stesso tetto. Altra grande novità la nomina di alcune uditrici, tra cui Lucetta Scaraffia, direttore del mensile dell'Osservatore Romano, «Donna Chiesa Mondo». Il cardinale Kasper stempera gli animi rassicurando tutti che ognuno vuole conservare il Vangelo. Il punto, semmai, è la sua applicazione alle situazioni concrete. «Non esiste una soluzione generalizzata, ma occorre abituarsi a valutare i singoli casi, le situazioni complesse e particolari». Che poi era quello che diceva anche Giovanni Paolo II.

Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 10:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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