Call center stranieri per chi chiama l'Aci. I lavoratori: 40 famiglie senza stipendio

Venerdì 24 Aprile 2015
Call center stranieri per chi chiama l'Aci. I lavoratori: 40 famiglie senza stipendio
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«L’Aci delocalizza il lavoro in Slovenia e Albania, 40 famiglie resteranno senza stipendio e gli utenti italiani che chiederanno soccorso stradale si sentiranno rispondere da operatori stranieri». I rappresentanti dei lavoratori non hanno dubbi.



E aggiungono: «Per delocalizzare all’estero, dove il costo del lavoro è minore, lo Stato italiano paga già dal 2013 i costi sociali della solidarietà di centinaia di operatori di Roma e Milano dipendenti dell’Aciglobal e pagherà ora la disoccupazione, la “fame” e il non potere d’acquisto di altre 40 persone».



Ma non è tutto.
«Chi chiama un call center ha diritto di poter scegliere di parlare con un operatore sul suolo italiano - aggiungono i lavoratori - Questa scelta non è permessa e negata dall’Aciglobal.
Provate a chiamare l’803116 vi risponderanno il più delle volte da Tirana o da Capodistria. E vi negheranno il diritto all’articolo 24 bis della legge 134 del 2012 “Misure a sostegno della tutela dei dati personali, della sicurezza nazionale, della concorrenza e dell’occupazione delle attività svolte da call center”
».



Il racconto. A testimonianza ci sono i racconti di alcuni automobilisti fedelissimi di Aciglobal che ricalcano lo stesso copiopne.
«Il pedale della frizione della mia macchina è andato - spiega Cristina - Armata di tessera e targa chiamo l’Automobile Club d’Italia, mi risponde un operatore di nome Stiven. Chiedo n. agente e dove si trova. “T107, rispondo da Tirana”. Chiedo il rispetto dell’art. 24 bis. Ovvero di poter parlare con un operatore sul territorio nazionale. Impresa ardua. Impresa impossibile. Lui nega, io chiedo. Io chiedo, lui nega. La chiamata si interrompe. Richiamo, risponde Pietro da Capodistria, anche a lui chiedo la stessa cosa. Resto in attesa con la musichetta nelle orecchie e i clacson delle auto in strada. Mi passa Osvaldo da Capodistria. Io continuo a chiedere la stessa cosa. Lui vuole i miei dati. Lo interrompo spiegando che nel rispetto della legge i miei dati personali li voglio dare solo e soltanto ad un operatore che fisicamente si trova sul territorio nazionale. Non comprende la mia richiesta. Mi dice che è impossibile e che solo dopo aver raccolto i dati e aperto una pratica potrà farmi eventualmente ricontattare. Ringrazio e saluto. Riprovo. Alla fine stremata ho ceduto… ho ingoiato il mio orgoglio, la consapevolezza che nessuno rispetterà i miei diritti e la legge italiana. Dovevo togliere la macchina dalla strada…».



Immediata la replica di Aci Global.
«Operiamo sul mercato in regime privatistico e concorrenziale - spiegano dall'azienda - pertanto dobbiamo perseguire la massima qualità ed efficienza». Sugli esuberi, la società spiega che «la crisi che ha travolto tutto il settore automotive, ha generato anche in Aci Global esuberi di personale, che hanno portato ad un Contratto di Solidarietà che ha interessato ed interessa tutti i dipendenti».



Per reagire e superare tali criticità, spiegano, la società ha avviato una profonda rivisitazione dei servizi offerti (ampliati e diversificati come il recente lancio del car sharing GirAci) e dell'organizzazione operativa, alla ricerca dell'efficienza e della saturazione della propria forza lavoro dipendente, tutta italiana.
«In tale contesto si inserisce la riduzione delle attività affidate in outsourcing in Italia - dice l'azienda - riportate all'interno dell'azienda e la revisione dei rapporti con gli outsourcer esteri, già in essere da anni, che sono stati efficienziati e razionalizzati».



In merito alla questione dei call center esteri, Aci Global precisa che
«nel rispetto della normativa vigente, chi chiama Aci Global è informato, alla risposta, del luogo da cui risponde l'operatore. Qualora l'assistito richieda di parlare con operatore italiano, la linea viene trasferita al primo operatore italiano disponibile».
Ultimo aggiornamento: 11:20

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