Colaninno: «Con Etihad il salto,
ci guadagnerà tutto il Paese»

Domenica 10 Agosto 2014 di Osvaldo De Paolini
Roberto Colaninno
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Presidente Roberto Colaninno, dunque davvero finita.

S, finita. Dopo un anno dai primi colloqui con Etihad abbiamo chiuso. Con soddisfazione.



Per quanto complessa, dodici mesi per una trattativa non sono pochi. Era davvero necessario tanto tempo?

«Trattandosi di Alitalia e di un momento economico tra i più complicati, e avendo quale interlocutore una compagnia degli emirati, i tempi non potevano che essere questi. Sia per l'ampio numero dei soggetti coinvolti sia per la giusta pretesa di Etihad di studiare le potenzialità di Alitalia e le sinergie capaci di mettere a frutto un investimento che non è certo modesto».



L'investimento non sarà modesto, ma alla fine l'affare migliore potrebbero averlo fatto loro. Quale altro Paese occidentale, carico di storia e di tesori d'arte come l'Italia, si sarebbe offerto di diventare la loro Porta d'Occidente di fronte a un assegno, sia pure robusto? Quei signori sanno trattare.

«Sanno trattare, certo. Ma non condivido la sua ipotesi. L'affare migliore l'ha invece fatto Alitalia, il cui destino senza Etihad sarebbe stato molto difficile. Il premier Renzi lo ha più volte ricordato. Quella guidata dall'amico Hogan è la compagnia di un paese molto florido, che ha una capacità di connessione verso una rete di rotte internazionali e intercontinentali tra le più importanti e che rappresenta una combinazione complementare con Alitalia probabilmente unica. Ci siamo associati a una potenza di fuoco pazzesca: noi saremo la loro Porta d'Occidente, loro la nostra Porta d'Oriente. Senza di noi loro avrebbero avuto comunque un futuro di crescita, noi saremmo stati costretti a lasciare a casa 15 mila lavoratori».



Nelle ultime settimane è parso di rivedere il film del 2008, quando i sindacati guidati dalla Cgil misero in fuga i francesi di Air France a causa della loro intransigenza. Non sono mancate le intemperanze, ma il finale è certamente diverso. Che cosa è cambiato?

«La crisi ha modificato le prospettive. Oggi, nonostante le peculiarità che ancora deformano la fisionomia del nostro Paese e che destano stupore in chi dall'estero si trova a doversi confrontare con esse, c'è più coscienza della realtà. Il fatto che il sindacato si sia diviso è di per sé un segno di forte mutamento. Il mondo è profondamente cambiato negli ultimi sette anni, non è pensabile che la rigidità di un tempo venga tollerata. Anche perché la contrapposizione tout court oggi viene guardata con sospetto dagli stessi lavoratori. In Alitalia gran parte di essi hanno capito che senza l'accordo con Etihad oggi sarebbero tutti in cerca di nuova occupazione».



Ultimo aggiornamento: 13:41

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