Renzi apre la Leopolda: «La piazza contro di me non ferma il governo. Nel 2011 capii che l'Italia era scalabile»

Venerdì 24 Ottobre 2014
Renzi apre la Leopolda: «La piazza contro di me non ferma il governo. Nel 2011 capii che l'Italia era scalabile»
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In un anno ha scalato il Pd ed è arrivato a Palazzo Chigi ma non vuole perdere lo spirito trasformata in un garage proprio per emulare Steve Jobs e i tanti giovani che, partendo da un'idea, sono riusciti a cambiare il mondo. Senza paura di paragoni, il premier crede ancora di poter cambiare l'Italia.



«Eravamo un'allegra brigata di sognatori, ora siamo qui e non molliamo», garantisce mettendo una diga tra la Leopolda «dove si propone» e la piazza della Cgil «dove si protesta». «Si protesta contro il

governo, contro di me», dice il premier, ma non ci fermeranno.



«Noi iniziammo con l'idea che ci sono delle persone che in Italia impediscono ai giovani di andare avanti, non danno spazio, non consentono di giocarsi le loro opportunità. la Leopolda nasce dall'idea che noi non avevamo voglia di andarcene, ma siamo rimasti qui a provarci fino in fondo: cambieremo l'Italia, cambieremo il Paese», ha detto Renzi.



«La Leopolda del 2011 mi ha fatto capire che questo paese era scalabile, so che questo termine creerà polemiche ma lo dico: per anni ci hanno raccontato che l'Italia era un paese chiuso, eppure giorno dopo giorno ci rendevamo conto che si potevano cambiare le cose sul serio, presa, rivoltata e cambiata», ha aggiunto il premier.



«Siamo partiti da 0, ci siamo presi il partito, siamo al governo del paese, stiamo facendo quello che volevamo, abbiamo smentito tutti. Ma non serve a niente se non smentiremo il luogo comune che l'Italia è irriformabile, lo pensano a Bruxelles, a Roma, dietro l'angolo, sono dovunque», ha continuato spiegando la sfida della Leolpolda 2015.



«Quando domenica chiudiamo, chiudiamo con un elenco di cosa da fare, perché chi non sa cosa sia la Leopolda, quelli che stanno fuori da qui, da noi si aspettano che l'Italia si rimetta in moto e se noi saremo bravi alla fine di questa tre giorni dal garage finalmente la macchina si metterà in moto», ha continuato il premier. «Resettiamo, non salviamo il file» delle edizioni passate della Leopolda, ha aggiunto, «se siamo qua oggi non siamo qua per dire come siamo stati bravi, c'è un mondo che ha bisogno dell'Italia e l'Italia siamo noi».



Immancabile il riferimento ai gufi, quelli che secondo Renzi remano contro. «Piaccia o non piaccia ai gufi a noi è dato il compito di restituire all'Italia la possibilità di un futuro».



«Sono convinto, e la Leopolda 2011 lo ha confermato, che se c'è spazio per i tecnici e la tecnocrazia è colpa della politica e dei politici: chi crede nella politica quello spazio non lo lascia», ha poi aggiunto Renzi.



Mezzo Esecutivo parteciperà alla due giorni di dibattiti ed interventi dal palco nella vecchia stazione fiorentina. Alcuni ministri, come Giuliano Poletti, parteciperanno anche ai tavoli di discussione e di confronto con i cittadini, che per il premier sono l'anima della kermesse. Fucina negli anni scorsi, si vantano i renziani, di proposte e idee che poi sono diventate programma di governo.



Reduce da Bruxelles e dalla battaglia con l'Ue sui conti pubblici, Renzi si è catapultato alla Leopolda senza neppure passare da casa. «Oggi si torna a casa ma solo per ripartire», cinguetta su Twitter di prima mattina il premier già proiettato sulla kermesse simbolo della battaglia rottamatrice che ha lanciato il sindaco di Firenze sulla scena nazionale. E pur davanti alle responsabilità di governo, Renzi non sembra aver perso la voglia di cambiare le cose privilegiando più gli strappi e le rotture che le mediazioni.



Il difficile rapporto con i sindacati è il simbolo del metodo del premier che non vuole piegarsi ai riti dell'establishment: si ascolta tutti ma alla fine è il governo a decidere. Contro questo stile, oltre che

contro i contenuti del jobs act, la Cgil è convinta di portare in piazza, domani, centinaia di migliaia di persone. E una larga fetta della minoranza Pd, da Stefano Fassina a Pippo Civati, da Cesare Damiano a Guglielmo Epifani, domani sfileranno per le vie di Roma contro le politiche del governo.



Renzi, però, non sembra affatto preoccupato dalla contrapposizione né teme che la Cgil offuschi la sua Leopolda o peggio l'attività di governo. «Ho grande rispetto per la manifestazione della Cgil -

sostiene - ma il fatto che Vendola la usi per annunciare uno sciopero generale dimostra come quella piazza si stia caricando di grandi significati politici. Quella piazza è di protesta sindacale e politica e io la rispetto ma la Leopolda è un'altra cosa: non si protesta ma si propone». È inevitabile, osserva il premier, che una piazza sindacale sia anche «contro di me». Ma non saranno certo le del pioniere. Matteo Renzi a Firenze apre la quinta edizione della Leopolda, proteste a fermarlo. «È finito il tempo in cui una manifestazione blocca il governo e il paese», avverte il premier alludendo ai veti alzati in passato dai sindacati contro le riforme dei governi di sinistra.



D'altra parte la Leopolda è la prova plastica del Pd a cui punta il leader dem: trasversale a età e ceti e oltre le ideologie. Un partito della nazione che faccia il pieno di voti e che vada oltre il bacino elettorale tradizionale della sinistra, dove gli iscritti della Cgil facevano una parte da leone. Ma se la Leopolda è il simbolo del Pd di Renzi, spicca l'assenza della sinistra del partito: ci sarà il ministro Andrea Orlando e qualche esponente dei «giovani turchi» ma il resto della minoranza sabato o sarà in piazza con la Cgil o, come Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema, altrove. Ma non a Firenze.
Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 19:53

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