Renzi: farò cambio violento, serve rivoluzione

Martedì 23 Settembre 2014
Renzi: farò cambio violento, serve rivoluzione
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Neanche un anno fa Matteo Renzi, semplice sindaco di Firenze, andava in giro in bicicletta con la figlia per San Francisco. Dodici mesi dopo si ritrova da premier nella culla della tecnologia americana, ad incontrare Condoleeza Rice a Stanford o a chiedere una mano ai ricercatori italiani.











«Sono felicissimo di fare il premier», confessa il presidente del consiglio facendo capire, da San Francisco, di non avere alcuna intenzione di arretrare davanti alla battaglia sul lavoro. Anzi, avverte, farà «di tutto per una rivoluzione sistematica, un cambio violento in cui si arrabbierà qualcuno per far avanzare tutti».



Il presidente del consiglio è in California per la prima tappa del tour negli States, che toccherà poi New York e Detroit. In Italia impazza un scontro feroce sulla riforma del lavoro con i sindacati sul piede di guerra e la minoranza del Pd pronta quasi allo strappo con un referendum tra gli iscritti in difesa dell'art.18. A San Francisco, invece, tra i 150 creatori italiani di start up o tra i nostri scienziati della Nasa, prima, a Twitter e Yahoo, dopo, si respira entusiasmo non solo per le grandi opportunità del sogno americano. Ma anche fiducia per un'Italia che riesca a superare le sue debolezze e, chiedono soprattutto i ricercatori italiani, investa «nei suoi punti di forza, i software, la moda, il design».



Renzi racconta di «essere preso per matto come se volessi fare terapia di gruppo» quando in Italia esalta le eccellenze italiane. Ma il premier non nasconde e non si nasconde «gli inaccettabili punti di debolezza» del nostro paese. «San Francisco è per molti di voi e noi - è il parallelo - la capitale del futuro. Il rischio dell'Italia è di città straordinariamente belle ma città del passato».



Dal sindaco di San Francisco Ed Lee Renzi riceve le chiavi della città ma è l'Italia che vuole governare: «Io cambio l'Italia, voi cambiate il mondo», si rivolge ai tanti «cervelli» italiani che fanno la loro parte nella Silicon Valley.



A ricercatori e imprenditori in fuga, il premier non chiede nostalgicamente di tornare a casa. Sa che per far rientrare in Italia chi cerca chance in America l'Italia deve rivoluzionarsi. E per farlo, attacca il premier, «non ci vuole una testa striminzita o rivolta al passato». Né, rivendica, «avere padrini né padroni» che lui assicura non ha e proprio per questo è convinto che gli italiani, «stanchi di certi riti e di una certa politica», lo vogliono a Palazzo Chigi. Solo da lì, fa capire Renzi, dal mandato degli italiani lui trae la forza per andare avanti. E non fermarsi. «Tutti conoscono le debolezze dell'Italia ma ti dicono "vai avanti te che mi viene da ridere". La parte che dobbiamo fare noi è non fermarsi di fronte agli ostacoli del dibattito politico. Arriva il momento che facciamo arrabbiare qualcuno, i sindacati, la minoranza del Pd, per far contenti tutti». Altrimenti, è il ragionamento di Renzi, vincono i conservatori, le sterili lamentele e tutto resta fermo.



«La straordinaria chance - alza il tiro il presidente del consiglio - è smettere di piangersi addosso, io sono consapevole che alcune cose vanno cambiate in modo violento». Non teme il corpo a corpo, «ma non fisico», precisa con una battuta, il premier pur di rendere l'Italia «un paese semplice». Convinto che, come spiega ai veri interlocutori che incontra, solo con una pubblica amministrazione senza lacci e lacciuoli, una giustizia amministrativa «senza arretrati», un mercato del lavoro «più aperto», l'Italia ricomincerà ad attrarre investimenti. E non più ad esportare all'estero solo il suo migliore capitale umano.
Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 11:37

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