Sel, la paura dell'isolamento spinge a trattare su referendum e immunità

Sabato 2 Agosto 2014 di Marco Conti
Sel, la paura dell'isolamento spinge a trattare su referendum e immunità
Si sono attaccati alle modifiche gi annunciate dei relatori, ai sorrisi del ministro Boschi, persino ai ragionamenti di Casini sulla necessit di alternare in politica i muscoli al cervello. D’altra parte la caccia al gancio in mezzo al cielo al quale attaccarsi senza perdere troppo la faccia, era cominciata la sera prima quando dagli schermi accesi negli uffici di Sel a Montecitorio e Palazzo Madama sono risuonate le parole pronunciate da Renzi alla direzione del Pd: «Io un’alleanza con chi mi accusa di atteggiamento autoritario non la faccio. Vinceremo le elezioni regionali anche senza di loro, perché non abbiamo bisogno di essere ricattati sulla base dei voti, da chi ci insulta».



PRIMARIE

Un annuncio e insieme una minaccia pronunciata a pochi mesi dalle elezioni regionali previste in Calabria, Emilia Romagna e, udite-udite, in Puglia. Una ”narrazione” dell’evoluzione del rapporto con Sel che ha letteralmente terrorizzato il governatore della Puglia Nichi Vendola che quattro anni fa il candidato di tutta la sinistra lo ha potuto fare perché vincitore di primarie alle quali parteciparono anche gli iscritti del Pd. Il rito del faccia a faccia tra il ministro Boschi e la capogruppo De Petris ha ufficializzato il rientro in aula dei senatori di Sel e incrinato il fronte delle opposizioni forse in maniera definitiva. Sul piatto dell’accordo un paio di temi che i relatori in Commissione Finocchiaro e Calderoli avevano già promesso di rivedere: le firme per i referendum e la composizione della platea per l’elezione del presidente della Repubblica. La De Petris esce dall’incontro con il ministro spiegando che l’incontro è andato bene e che resta «il problema della torsione maggioritaria prodotta dall’Italicum». Discutere di riforme costituzionali e Titolo V (argomento quest’ultimo scomparso dai radar del dibattito), pensando più che altro alla legge elettorale rischia di provocare torcicollo. Meglio quindi rientrare in aula e ripristinare «lo spirito costituente che fino ad oggi è mancato».



Sulla retromarcia di Sel il premier non infierisce. Non lo fa nel pranzo con i capigruppo che ”cementano” le aperture del governo su immunità, referendum e platea elettorale del capo dello Stato, e non ne approfitta nella conferenza stampa di ieri pomeriggio convocata per discutere del pacchetto ”sblocca Italia”. D’altra parte anche a Renzi conviene riallacciare il dialogo con Sel ed evitare che i sette si ricompattino con la minoranza interna al Pd. Ieri pomeriggio il fronte delle opposizioni è andato talmente in frantumi che Renzi ha tempo per dedicarsi ad altro, ”sblocca Italia” e missione in Egitto, prima dell’appuntamento con Berlusconi previsto per la prossima settimana.



L’asse tra i due ha retto, ma sulla legge elettorale l’intesa ancora non c’è. L’Italicum ve rivisto radicalmente e Renzi ne è consapevole. Il premier non è attaccato ad un modello in particolare ma al principio sostanzialmente bipolare, che la sera dello scrutinio si deve sapere chi ha vinto e chi ha perso. L’Italicum, con sbarramenti e premi, garantisce al Cavaliere di mantenere la sua capacità attrattiva e di condizionare Ncd e centristi in un’alleanza dove Berlusconi - seppur in versione padre-nobile - darebbe comunque le carte con il suo 15-20%. L’ex premier non intende essere tagliato fuori dalla trattativa in corso nella maggioranza ma il Ncd di Alfano non si accontenta della promessa delle primarie fatta da Toti per tornare all’ovile.
Ultimo aggiornamento: 10:29

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