Legge elettorale, 10 deputati della minoranza dem sostituiti in commissione

Lunedì 20 Aprile 2015
Legge elettorale, 10 deputati della minoranza dem sostituiti in commissione
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Dieci deputati della minoranza Pd in commissione Affari Costituzionali saranno «tutti sostituiti» dall'ufficio di presidenza del gruppo che dovrebbe riunirsi questa sera. Lo annuncia l'esponente della minoranza dem, Andrea Giorgis: «Abbiamo comunicato che non intendiamo votare né i singoli articoli né il mandato al relatore. Ci è stato detto che saremo sostituiti».



Secondo quanto riferito da diverse fonti della minoranza dem, i sostituiti dal Pd in commissione Affari costituzionali per le votazioni sulla legge elettorale, potrebbero essere: Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D'Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Marco Meloni.



«Alla riunione di gruppo ho preso una posizione diversa rispetto alla minoranza: sono dell'idea che sulla legge elettorale dobbiamo andare avanti. Io non mi faccio sostituire in commissione», ha detto invece il deputato Pd Giuseppe Lauricella, interpellato al telefono, spiegando che seguirà la linea del gruppo. «Se poi si apre una possibilità di modifica del testo, presenterò gli emendamenti in Aula».



Scelta Civica ha presentato intanto in Commissione cinque emendamenti alla legge elettorale. «Pur non stravolgendo il testo approvato dal Senato - si legge in una nota - le proposte di Scelta Civica puntano a introdurre miglioramenti sostanziali al fine di meglio conseguire gli obiettivi di governabilità, rappresentanza delle forze minori e rapporto tra eletti ed elettori che una buona legge elettorale deve poter garantire».



«Le proposte di modifiche - si spiega - mirano a raddoppiare il numero dei collegi plurinominali (da 100 a 200) al fine di ridurre i costi della campagna elettorale e avvicinare eletti ed elettori, ponendo le condizioni per una migliore conoscibilità dei candidati; ad introdurre la possibilità di apparentamento tra le liste tra un turno e l'altro per scongiurare il rischio di conseguimento al ballottaggio da parte di un solo partito di premi abnormi e, infine, a prevedere un meccanismo automatico nell'attribuzione del seggio ai candidati plurieletti (l'obbligo di optare per il collegio in cui il partito ha ottenuto la percentuale minore tra quelli in cui il capolista è stato eletto) per evitare il mercato dei seggi dopo il voto e impedire così ai plurieletti di determinare la selezione degli altri candidati tramite la scelta del collegio in cui esercitare l'opzione d'elezione».









Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 11:00

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