Italicum, oggi voto finale. Boschi: la volta buona. Dissenso Pd si potrebbe allargare

Lunedì 4 Maggio 2015
Italicum, oggi voto finale. Boschi: la volta buona. Dissenso Pd si potrebbe allargare
«Secondo me questa è l'ultima #lavoltabuona. Ciao, Maria Elena». È il messaggio che il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha inviato su Twitter a un giornalista che ironizza sull'iter della legge elettorale, sostenendo che quella che si apre oggi è «la 105esima "settimana decisiva" per la riforma elettorale». Il ministro sottolinea che questa settimana, che si apre con il voto finale alla Camera dell'Italicum, è anche «l'ultima», perché il testo è alla lettura finale.



L'ora X per il voto finale sull'Italicum è fissata per stasera alla Camera. «Il traguardo», indicato con forza dal premier Matteo Renzi anche ieri, segnerà anche una nuova tappa nel dissenso interno al Pd dopo lo strappo dei '38' della settimana scorsa sulla fiducia. Uno strappo che quel gruppo oggi ribadisce, seppur in forme diverse, e che potrebbe allargarsi rischiando di depauperare l'entità della maggioranza sulla legge elettorale.



Anche per questo i renziani puntano innanzitutto a far sì che la soglia, in Aula, non scenda sotto la maggioranza assoluta di 316 deputati anche se il rischio, al momento, sembra davvero lontanissimo. Ed è lo stesso presidente del Consiglio, dal palco della Festa dell'Unità di Bologna, a mostrare sicurezza. «Non ci fermeremo a cento metri dal traguardo», scandisce Renzi guardando innanzitutto all'approvazione di oggi e quasi tendendo la mano, salutandolo dal palco, a uno dei 38 dissidenti (37 dopo l'addio di Guglielmo Vaccaro al Pd), quel Gianni Cuperlo che, pochi minuti prima, assicurava che dalla minoranza «non ci saranno agguati», confermando al tempo stesso il suo «voto non favorevole» alla legge.



Oggi il gruppo dei ribelli si incontrerà deciderà se tramutare il dissenso in un voto contrario o in un non voto al testo anche se «l'orientamento prevalente è votare contro», spiega Alfredo D'Attorre, sottolineando come il dissenso «potrebbe allargarsi». E l'allargamento potrebbe investire fino a una decina dei 50 esponenti di Area Riformista che, al momento della fiducia, annunciarono con un documento la loro responsabilità e che oggi voteranno sì alla legge.



I "no" (o il non voto) all'Italicum, nel Pd, potrebbero essere così tra i 40 e 50: numeri che non intaccano la possibilità che la legge passi ma che, se le opposizioni resteranno in Aula per votare contro, potrebbero far scendere la maggioranza almeno a 330.



E, al di là dei numeri saranno comunque dei "no" pesanti, quelli ribaditi da esponenti democratici del calibro di Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza o Enrico Letta che oggi, in tv, torna all'attacco sottolineando come l'Italicum sia «parente stretto» del Porcellum e paragonando l'atteggiamento del governo Renzi a quello dell'esecutivo di Silvio Berlusconi.



Le opposizioni, invece, decideranno solo oggi la loro strategia. Sembra quasi tramontata l'idea di chiedere il voto segreto (il blitz della settimana scorsa aveva aumentato a oltre 380 unità i sì alla legge) mentre resta il bivio tra l'Aventino il votare contro. Il gruppo FI si riunirà oggi per serrare i ranghi anche contro la spinta riformista dei (pochi) verdiniani mentre nel corso della giornata forzisti, Sel, M5S, Fdi e Lega cercheranno una linea comune provando un asse anche con i dissidenti Dem. Perché è la frattura interna al Pd che, assieme al sì all'Italicum, è destinata a tornare a far rumore. «In Aula si rispetti la decisione che il Pd ha preso insieme», è l'appello in extremis del presidente Matteo Orfini.



Ma i segnali, al momento vanno in direzione opposta. E se Pippo Civati è dato ormai in uscita D'Attorre, pur non parlando di scissione, ritiene «necessario» un confronto con gli iscritti per una «ferita che segna "un prima e un dopo"» nella storia del Pd.
Ultimo aggiornamento: 14:21

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