Le dimissioni di Gentile, Alfano cede dopo le pressioni sul sottosegretario: «Per noi viene prima l'Italia»

Martedì 4 Marzo 2014 di Claudio Marincola
Antonio Gentile al Senato
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​Si dimesso. Un gesto di generosit verso un Paese che non deve e non pu attardarsi su una vicenda inesistente, ha motivato la sua decisione Gentile in una lettera di cento righe, indirizzata a Napolitano, Renzi e Alfano, con cui ha rimesso la sua delega di sottosegretario alle Infrastrutture. E’ finito al centro di un fuoco incrociato e ora tornerà a fare politica nelle istituzioni», «aspettando che la magistratura smentisca definitivamente le illazioni gratuite di cui sono vittima», si legge nella sua lettera.

Il viaggio a Roma, le bordate degli stessi alleati di governo, e l’imbarazzo per i contenuti di una telefonata registrata dall’editore sono stati determinanti per la decisione presa dal senatore calabrese. E’ accusato di aver esercitato pressioni sul direttore del quotidiano l’Ora di Calabria perché non venisse pubblicata una notizia su un’inchiesta giudiziaria in cui sarebbe coinvolto il figlio Andrea

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Il Nuovo centrodestra ha fatto quadrato. Ha resistito a quella che Gentile ha definito «una macchina del fango mai sazia», finché non è stato chiaro che il «caso» avrebbe messo in discussione il profilo legalitario dell’esecutivo. «Lo stillicidio a cui sono sottoposto da diversi giorni e che ha trovato l'acme allorquando sono stato nominato alle Infrastrutture - scrive ancora Gentile - mi ha portato a una decisione sofferta, maturata nell'esclusivo interesse del mio Paese e nel rispetto del mio partito».

In serata il segretario del Ncd Angelino Alfano ha ribadito che le dimissioni di Gentile sono arrivate «senza che alcuna comunicazione giudiziaria lo abbia raggiunto, «per noi - ha aggiunto Alfano - viene prima l'Italia». Nessun commento del premier Renzi, che pure ha apprezzato la decisione. «Le dimissioni chiudono la vicenda», prova a metterci una pietra sopra il segretario regionale del Pd calabrese Magorno. Non la pensa così Umbero De Rose, lo stampatore del quotidiano diventato famoso sulle Rete per la sua telefonata all’editore. «Quel che mi dispiace è che in questa vicenda si è parlato di libertà di stampa - rompe il silenzio e contrattacca De Rose, presidente della Fincalabra - la libertà non c’entra niente. L’unico che la sostiene sono io che quel giornale che ora mi atrtacca lo stampo da 10 mesi gratis».

Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 08:22

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