Scontro tra due Tornado. «Volavano a vista», cresce l’ipotesi dell’errore umano

Giovedì 21 Agosto 2014
Scontro tra due Tornado. «Volavano a vista», cresce l’ipotesi dell’errore umano
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I due Tornado volavano a vista, si esercitavano in una ricognizione, uno avrebbe preso in pieno l’altro. Un errore umano. Ricostruzioni dettagliate sono premature, in serata ancora non erano state ritrovate le scatole nere. Ma l’ipotesi che prevale è questa, la collisione in volo perché «non si sono visti». Le testimonianze oculari, gli effetti dell’incidente, il tipo e il modo dell’esercitazione, il momento in cui è successo, tutto fa pensare che i due caccia si siano semplicemente scontrati, quasi in perpendicolare a detta dei testimoni. Tanto che gli equipaggi non hanno avuto il tempo di eiettarsi. Nessuno scampo. Morti quasi certamente sul colpo. Tre le inchieste aperte: la Procura di Ascoli Piceno per disastro aereo colposo, la Procura militare di Verona competente per la base di Ghedi, e naturalmente quella interna dell’Aeronautica militare. Gli elementi sono ancora in parte da raccogliere: le scatole nere, anzitutto. Già all’esame i tracciati radar e le testimonianze di chi ha visto la «palla di fuoco», quella grande esplosione in cielo.





LE AUTOPSIE

Altri indizi arrivano, arriveranno dai corpi delle vittime, ridotti dalla violenza e subitaneità dell’impatto a resti umani recuperati ieri in tre luoghi diversi (ma non necessariamente appartenenti a tre cadaveri), lontano dal punto della conflagrazione tra gli 800 metri e un chilometro e mezzo. Colpiva il particolare delle unghie smaltate della pilota. Le polemiche, inevitabili, riguardano la riduzione graduale delle ore d’addestramento per risparmiare carburante, il volo troppo basso che metterebbe in pericolo anche i civili a terra (fonti dell’Aeronautica smentiscono che la quota fosse diversa dal normale). E lo stato dei velivoli. In audizione alla Camera, il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha invitato a mettere da parte ora tutte le polemiche. «Oggi è il momento del dolore». Le considerazioni tecniche a dopo. Con i dati alla mano.





LA MISSIONE

Quel tipo di missione, comunque, si fa «quotidianamente, era regolarmente pianificata e autorizzata in accordo con le norme e le regole del volo in vigore, nel pieno rispetto dei previsti standard di sicurezza». E gli equipaggi erano «esperti e idonei» e gli aerei «efficienti, è interesse prima di tutto delle forze armate capire quello che è accaduto». Dopo l’audizione, il ministro ha parlato al telefono con i familiari delle vittime, a Ghedi.

Quello che si sa con certezza è che i caccia si erano alzati in volo a cinque minuti di distanza l’uno dall’altro, il primo alle 15.22, l’altro alle 15.27, dalla base nel Bresciano per una missione di un’ora e mezza propedeutica a una grande esercitazione della Nato il prossimo ottobre. L’incidente è avvenuto tra le 16.20 e le 16.30, dopo circa un’ora. Secondo gli esperti forse proprio quando i Tornado stavano per riguadagnare la formazione di rientro alla base, ricongiungendosi. L’altro elemento importante è che non si stavano ingaggiando, non si esercitavano a «reagire a una possibile minaccia». Non duellavano. Fonti dell’Arma Azzurra sottolineano che era una semplice "missione a tempo, una navigazione che doveva simulare un assetto tattico specifico", con alcuni "punti di virata". E volavano a vista.

Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 15:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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