Auto sulla folla a Roma, il padre dei rom: guidavo io ero ubriaco

Venerdì 29 Maggio 2015 di Luca Lippera e Marco De Risi
Auto sulla folla a Roma, il padre dei rom: guidavo io ero ubriaco
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«Sono stato io, perché io beve molto, io ubriaco, io ritirata pure patente. Credetemi: vi prego, per favore. Il colpevole eccolo qua».

Un vortice di nebbia e di parole confonde le acque nelle indagini sull'auto pirata che mercoledì ha falciato nove pedoni a Primavalle e schiacciato senza pietà una colf filippina lasciando un morto e otto feriti sull'asfalto.

Il padre di uno dei due nomadi bosniaci ricercati per l'incidente si è autoaccusato ieri sera della tragedia in una intervista al Tg5 ma non viene creduto dalla polizia. L'uomo, per gli investigatori, starebbe cercando di depistare l'inchiesta e non sarebbe l'unico.

La zingara di diciassette anni che era sulla macchina, fermata poco dopo l'incidente, è riuscita acrobaticamente a non dire niente di preciso sull'identità delle persone a bordo. Uno dei fuggitivi potrebbe essere il compagno rom da cui ha un figlio di dieci mesi, ma lei non è sicura. L'altro potrebbe essere un fratello di lui, ma non è detto. Perché scappassero, chi lo sa. Al che gli uomini della Squadra Mobile, capita l'antifona, hanno ordinato l'arresto della giovane per concorso in omicidio volontario. C'è stata una vittima, c'è una città sconvolta e a tutto c'è un limite.

I FUGGIASCHI

Il Questore di Roma, Nicolò D'Angelo, e il capo della Squadra Mobile, Luigi Silipo, hanno confermato che ci sono dei ricercati e che al momento sono irreperibili. Una telecamera li avrebbe ripresi. Si tratterebbe di due fratelli (uno minorenne, altro non si sa) che fanno parte del clan degli Halilovic nel campo nomadi della Monachina sull'Aurelia. Uno di loro sarebbe stato alla guida della Lancia ”Lybra” che per sfuggire a un controllo non ha esitato a travolgere una decina di pedoni seminando sangue, morte e sconcerto in via Mattia Battistini.

Uno dei fuggiaschi, di cui non si conoscono le generalità, sarebbe il “marito” della giovane in arresto e ha sicuramente meno di diciotto anni: il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura dei Minori. Gli identikit dei sospettati sono stati diramati a tutte le frontiere anche se gli investigatori ritengono che i due siano ancora a Roma. «Non avranno scampo, li prenderemo - ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano - Pagheranno caro e fino in fondo».

L'INTERVISTA

La cortina fumogena sparsa attorno all'inchiesta si è infittita quando Bato Halilovic, il nomade che aveva fisicamente la disponibilità della macchina, uomo con problemi di alcol e forse di cuore, si è assunto la responsabilità dell'incidente nell'intervista al Tg5. «Sono stato io - ha detto - Ero ubriaco». La stessa versione era stata fornita in mattinata dalla moglie in una delle baracche del campo della Monachina nell'estrema periferia ovest. «È andato via da qui con l'auto e guidava lui», ha detto la donna.

Ma è evidente che gli investigatori non credono ai familiari dei ricercati e pensano a un ingarbugliato tentativo di mescolare le carte. Bato Halilovic non è stato arrestato ed è probabile che per lui scattino le accuse di favoreggiamento o di autocalunnia. La vicenda riporta a galla gli intrecci tra la malavita italiana e alcuni clan della galassia rom. La storia della macchina investitrice in questo senso la dice lunga. Il veicolo è intestato a un pregiudicato campano di Castellamare di Stabia che ne possiede altri venti.

Il classico prestanome o qualcuno - come si dice - che ci mette le macchine. L'ultimo passaggio di proprietà risale all'inizio di questa settimana. Venti giorni fa l'auto era nel campo nomadi di via di Salone nella periferia est. Per che cosa veniva usata? Come e perché la Lancia è finita nelle mani degli Halilovic? C'era qualcosa a bordo del veicolo quando il conducente ha deciso di spazzare via dieci pedoni come birilli per non farsi prendere? L'uomo, chiunque fosse, non si è fermato neppure quando ha visto che Corazon Perez, la filippina morta con la testa schiacciata, scivolava disperatamente sul cofano e finiva sotto le ruote. Ci vuole un movente per tanta ferocia e non può essere solo stupidità criminale.

Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 09:23

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