Madre spietata: tortura e picchia
i figli, poi uccide il loro cagnolino

Mercoledì 16 Aprile 2014 di Michela Allegri
Madre spietata: tortura e picchia i figli, poi uccide il loro cagnolino
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Una mamma crudele, spietata, che costringeva i tre figlioletti a vivere in uno stato di paura e di umiliazione.



Afef, madre single di 37 anni, turca, avrebbe obbligato le sue due bimbe, una di 10 e l'altra di soli 4 anni, e il loro fratello sedicenne, a subire le punizioni più severe, instaurando in famiglia un clima di terrore e abbandonando i figli in una condizione di indigenza. La sua cattiveria sarebbe maturata per mesi, arrivando al culmine il 4 gennaio dello scorso anno. Quel giorno, arrabbiata con il mondo, Afef avrebbe letteralmente perso la testa, riversando collera e frustrazione sull'unico amico che i bambini avevano: un cagnolino di razza Jack Russel. Dopo un battibecco familiare, la donna avrebbe afferrato la bestiola e l'avrebbe scaraventata fuori dalla finestra di casa, lasciandola precipitare nel vuoto per due piani di altezza. Uccidendola.



E' stato proprio quell'atto di crudeltà estrema a spingere il maggiore dei figli di Afef a precipitarsi dalla polizia per denunciare la madre e raccontare agli agenti una verità dai contorni agghiaccianti. Ora, su richiesta del pm Antonio Calaresu, la mamma senza cuore è stata rinviata a giudizio per maltrattamenti su minori e su animali. Accuse pesantissime di cui la donna, difesa dall'avvocato Paola Ascani, dovrà rispondere a processo.



IL RACCONTO Per mesi, i figli di Afef hanno sopportato senza battere ciglio: la madre dava in escandescenze per ogni cosa, ricoprendoli di ingiurie, picchiandoli, punendoli. L'unica consolazione, tra le mura di una casa diventata una vera e propria prigione, era l'affetto incondizionato e gratuito di un piccolo amico a quattro zampe, che passava con i bimbi ogni minuto della giornata. Quando hanno visto la mamma accanirsi contro la bestiola, uccidendola senza pietà, i bambini hanno avuto paura: per la prima volta si sono accorti di essere in pericolo. Hanno capito che la donna che avrebbe dovuto amarli e accudirli era diventata una minaccia. Quindi, il più grande è fuggito di casa e si è rivolto alla polizia, denunciando ogni cosa. Quando hanno ascoltato le parole del sedicenne, che con le lacrime agli occhi raccontava di come la madre avesse gettato fuori dalla finestra il suo cagnolino, gli agenti si sono precipitati a soccorrere le due bambine rimaste sole con Afef. Aprendo il portone dell'abitazione, si sono trovati immersi in una realtà di degrado.



INDIGENZA Le bimbe erano abbandonate in una stanza colma di immondizia e di escrementi.
Il cibo nel frigorifero era scaduto, avariato, immangiabile. Ma era solo la punta dell'iceberg. I tre minori, ascoltati dagli inquirenti, hanno infatti descritto tutte quante le umiliazioni e le vessazioni che erano stati costretti a subire. Come quando, per punizione, era stati rinchiusi sul balcone o abbandonati sul pianerottolo, lasciati soli e fuori di casa per ore. Il ragazzino di 16 anni ha addirittura dichiarato che un giorno, dopo averlo sgridato senza motivo, la mamma gli aveva sfregato del peperoncino sulle parti intime. Gli inquirenti non hanno dubbi: l'imputata ha costretto tre soggetti indifesi a vivere in un clima di terrore, obbligandoli a sopportare pesanti violenze sia fisiche che psicologiche. «E' stato l'enorme affetto che i bimbi nutrivano per l'animale a spingerli a denunciare», ha dichiarato l'avvocato Claudia Ricci dell’Ente nazionale protezione animali (Enpa), costituito parte civile nel processo. «Si tratta di una situazione di assoluto degrado umano. E’ molto toccante il fatto che il ragazzino di 16 anni abbia percepito la gravità della situazione in cui si trovava nel momento in cui la mamma è arrivata a uccidere il cagnolino. Questo testimonia che il legame tra bambini e animali è di fondamentale importanza».
Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 13:33

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