Spese pazze in Sicilia, tra i rimborsi anche l'abbonamento a Diabolik

Mercoledì 15 Gennaio 2014
Spese pazze in Sicilia, tra i rimborsi anche l'abbonamento a Diabolik
C' persino l'acquisto dei fumetti Diabolik, per un totale di 179 euro, tra le spese rimborsate dall'Assemblea regionale siciliana a uno dei 97 tra deputati, ex deputati e collaboratori indagati nell'ambito dell'inchiesta per le spese pazze effetuate dai gruppi parlamentari siciliani. L'acquisto dei Diabolik è stato fatto dall'ex deputato Fli Livio Marrocco (che però dà un'altra ricostruzione dei fatti) che è accusato di avere «richiesto ed ottenuto il rimborso di spese sostenute per finalità non istituzionali per l’importo complessivo di euro 13.975,08», come si legge nell'avviso di garanzia notificato ieri al politico.



Spese pazze. Tra i rimborsi ci sono anche “regalie” per 1.782,20 euro, ma anche la consumazione di pranzi e cene presso ristoranti vari (per 5.057,60 euro), e poi consumazioni effettuate presso il bar e il ristorante dell’Assemblea Regionale, per 97,25 euro. E ancora consumazioni effettuate presso bar e caffetterie vari (per 397,30 euro), «spese non altrove classificabili» come l'acquisto di un I Pad, pranzi di Pasqua, acquisto di pasta fresca, abbigliamento, articoli da profumeria, ottica, lavanderia, erogazioni liberali, revisione motociclo personale, per l’importo complessivo di euro 1.651,43 euro, come soggiorni in località varie con una donna «formalmente non legata da alcun rapporto con il Gruppo Parlamentare Fli». Spuntano ancora spese «riguardanti esponenti del Partito Fli» per 1.463,50 euro e «spese politico-elettorali (riguardanti l’organizzazione della Convention di Erice, per 2.666,40 euro) oltre al pagamento di un buffet, per 680 euro presso la fiera di Milano in occasione del Convegno del Partito Futuro e Libertà svoltosi in data 11-13 febbraio 2011. Marrocco, come risulta dall'inchiesta, avrebbe poi utilizza l’autovettura del Gruppo Fli, modello Audi, condotta dal proprio autista personale
«per i trasferimenti dalla propria residenza alla sede dell’Assemblea Regionale e viceversa».



Le carte dell'inchiesta. Nell'avviso di garanzia a carico di Livio Marrocco, e che fa riferimento alla scorsa legislatura, i magistrati che coordinano l'inchiesta contestano all'ex deputato Fli di avere «con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso: richiesto e percepito, con più disposizioni e assegni bancari emessi dal capogruppo Giulia Adamo (anche lei indagata ndr), ovvero da Guglielmo Scammacca della Bruca, autorizzato ad operare sui conti correnti bancari del Gruppo, una somma complessiva di 9.700 euro, rientrante nel contributo “unificato” del Gruppo, a titolo di non meglio specificati contributi erogati per il finanziamento della propria attività politico-parlamentare». «In ordine a tale somma, erogata in più soluzioni - dicono i magistrati - il deputato non ha consegnato al Gruppo di appartenenza alcun tipo di documentazione fiscale, contabile ed extra-contabile».



La difesa di Marrocco. «Stamattina mi è stata consegnata la notifica per la convocazione in Procura. Sono sereno, tanto da aver io stesso consegnato già un anno fa alle autorità competenti tutta la documentazione contabile di cui si parla», ha detto Livio Marrocco. «Chiarirò nella sede opportuna- cioè dinanzi ai magistrati- di non aver mai fatto ricorso a soldi pubblici per spese personali, mi spiace solo che si stia dando un'immagine distorta e offensiva della mia persona. Ad esempio è falso che io abbia stipulato abbonamenti a Diabolik: quel fumetto era allegato a uno dei quotidiani che in quanto capogruppo davo mandato di acquistare per metterli a disposizione del gruppo di Fli all'Ars». «Su questo come su tutti gli altri rilievi che mi vengono mossi ho la coscienza a posto e lo dimostrerò ai magistrati, verso i quali nutro come sempre la massima fiducia».



La difesa di Faraone. «Sono indagato per un importo di 3.300 euro e posso dimostrare che si tratta di soldi spesi per attività politica». Così Davide Faraone, responsabile del Welfare nella segreteria del Pd, ha commentato arrivando nella sede del partito la questione giudiziaria che lo riguarda. «Se mi accorgessi che la mia vicenda è di ostacolo o danneggi il Pd non esiterei a fare un passo indietro - ha detto -. Ho piena fiducia nella Guardia di Finanza e nella magistratura, se qualcuno ha usato i fondi pubblici e le risorse per fini personali, questo sarebbe molto grave. Chi ha sbagliato deve essere perseguito». Faraone ha sottolineato di non essere affatto preoccupato. Faraone è accusato di avere «richiesto ed ottenuto dal Gruppo Pd, il pagamento di spese ad egli riconducibili, attraverso indebiti anticipi sul contributo «portaborse a lui spettante, per complessivi 2.149,10 euro», di avere «richiesto ed ottenuto dal gruppo Pd, il pagamento di spese personali, attraverso indebiti anticipi sul contributo c.d. portaborse a lui spettante, per complessivi 500 euro». Infine al parlamentare i pm contestano di avere
«richiesto ed ottenuto dal Gruppo Pd il pagamento e/o il rimborso di spese, indebitamente sostenute attraverso l'utilizzo di fondi attinti dal contributo unificato del gruppo, definite come iniziative politiche ma, di fatto, inerenti a proprie spese personali, per l'importo complessivo di 3.380 euro».

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