MILANO - Il gup di Milano Luigi Gargiulo ha condannato a 4 anni di reclusione don Stefano Maria Cavalletti, il parroco di Carciano, una piccola frazione di Stresa (Verbania), sorpreso dalla polizia nel luglio scorso mentre partecipava a un 'coca-party' a casa di amici a Milano e arrestato. Il sacerdote, che si trova agli arresti domiciliari, è stato processato con rito abbreviato, che consente lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Il gup ha accolto, in sostanza, le richieste del pm di Milano Cristiana Roveda, che aveva proposto la condanna a 4 anni e 2 mesi di reclusione. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro i prossimi 30 giorni.
Dopo l'arresto con l'accusa di detenzione di droga ai fini di spaccio il prete, 46 anni, aveva spiegato di aver iniziato ad assumere cocaina come forma di «autoterapia» perchè «depresso».
Quando gli agenti, nel luglio scorso, erano entrati nell'appartamento in piazza Anghilberto a Milano, don Stefano aveva cercato di sbarazzarsi della cocaina e di distruggere il suo passaporto, per non essere identificato. A chiamare il 113 erano
stati alcuni vicini di casa, allarmati per il rumore e le urla che provenivano dall'appartamento, dove una persona si era sentita male a causa dell'abuso di cocaina. Nel settembre del 2013 il sacerdote era già stato condannato in primo grado per una
truffa nei confronti di un'anziana signora che aveva convinto a versare, tramite bonifico, 22mila euro sul suo conto corrente.
E avrebbe iniziato ad assumere cocaina, secondo quanto ha raccontato agli inquirenti, perchè era depresso per via dei suoi guai con la giustizia.
Ultimo aggiornamento: 17:30
Dopo l'arresto con l'accusa di detenzione di droga ai fini di spaccio il prete, 46 anni, aveva spiegato di aver iniziato ad assumere cocaina come forma di «autoterapia» perchè «depresso».
Quando gli agenti, nel luglio scorso, erano entrati nell'appartamento in piazza Anghilberto a Milano, don Stefano aveva cercato di sbarazzarsi della cocaina e di distruggere il suo passaporto, per non essere identificato. A chiamare il 113 erano
stati alcuni vicini di casa, allarmati per il rumore e le urla che provenivano dall'appartamento, dove una persona si era sentita male a causa dell'abuso di cocaina. Nel settembre del 2013 il sacerdote era già stato condannato in primo grado per una
truffa nei confronti di un'anziana signora che aveva convinto a versare, tramite bonifico, 22mila euro sul suo conto corrente.
E avrebbe iniziato ad assumere cocaina, secondo quanto ha raccontato agli inquirenti, perchè era depresso per via dei suoi guai con la giustizia.