Lecce, detenuto ruba pistola e spara in ospedale: 3 feriti, grave un agente. Uomo in fuga

Sabato 21 Novembre 2015
Lecce, detenuto ruba pistola e spara in ospedale: 3 feriti, grave un agente. Uomo in fuga
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Sembrava una scena di 007 Spectre, il nuovo film di James Bond, se non fosse che il sangue, i feriti e l'ergastolano che si è coperto la fuga sparando con una pistola, erano assolutamente veri.

È stata una mattinata di terrore quella che hanno vissuto sanitari, pazienti e utenti della chirurgia endoscopica del "Vito Fazzi" di Lecce dove un ergastolano e killer, Fabio Perrone, di 42 anni, che doveva sottoporsi ad una colonscopia, non appena gli sono state tolte le manette, ha sfilato la pistola dalla fondina di uno due poliziotti penitenziari che lo scortavano nel laboratorio (altri due pare fossero all'esterno) e ha fatto fuoco sei volte, altri due colpi sono stati esplosi invece da uno degli agenti.

Perrone ha poi raggiunto il parcheggio del nosocomio, ha puntato l'arma alla testa di una donna e si è fatto consegnare l'auto, una Toyota Yaris, con la quale è fuggito sfondando le sbarre all'ingresso. Una fuga - ha precisato in serata il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria - «determinata dalla repentina azione del detenuto che con improvvisa violenza è riuscito a impossessarsi dell'arma di ordinanza di uno degli addetti alla scorta».

Una scorta adeguata, e «in conformità alla disciplina vigente». Il bilancio è di tre feriti non gravi e un contuso: un agente penitenziario e un utente dell'ospedale sono stati colpiti alle gambe dai proiettili sparati all'impazzata; un vigilante che era in portineria, e che ha tentato di fermare l'uomo, è stato invece travolto dall'auto sulla quale l'ergastolano è fuggito. Il poliziotto penitenziario è stato subito medicato alla coscia destra da dove è entrata e uscita una pallottola. Ne avrà per 30 giorni. Un suo collega, probabilmente quello a cui è stata sottratta l'arma, è rimasto contuso: mentre tentata di fermare l'evaso si è fatto male ad una mano.

A Lecce ora tutte le forze di polizia sono sulle tracce di Fabio Perrone, considerato un "duro" vicino alla Sacra Corona Unita e condannato in primo grado all'ergastolo per un omicidio. Perrone, il 28 marzo 2014, per uno "sguardo qualche parola di troppo" uccise con 15 colpi di pistola nei pressi di un bar, a Trepuzzi (Lecce), il 45enne di etnia rom Fatmir Makovich e ferì gravemente suo figlio sedicenne.

Qualche giorno più tardi fu arrestato. Non era una recluta della patrie galere: sei anni prima del delitto, infatti, aveva finito di scontare una condanna a 18 anni di reclusione perchè coinvolto nelle attività mafiose della Scu, la potente mafia salentina. Le testimonianze su quanto avvenuto al Vito Fazzi stamattina sono state raccolte dalla polizia, comprese quelle dei poliziotti penitenziari coinvolti. Più d'uno ha detto di aver assistito alle scene di Far west in corsia, un medico ha riferito di aver visto fuggire il detenuto per le scale, pistola in pugno. Altri lo hanno notato muoversi all'esterno dell' ospedale.

Le ricerche, coordinate dal procuratore aggiunto della Dda Antonio De Donno, riguardano Lecce e provincia. In particolare viene setacciato il litorale a nord del capoluogo salentino, zona che in passato è stata frequentata dall'evaso, del quale è stata diffusa una foto segnaletica. Sull'evasione da film il Dap ha aperto un'indagine amministrativa per chiarire la dinamica dei fatti e se la visita fosse programmata o d'urgenza. Immancabili le reazioni dei sindacati di polizia penitenziaria. Per il Sappe, la vicenda è «incredibile» e «porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria». «La sicurezza penitenziaria è allo sbando», accusa la Uilpa Penitenziari. Mentre per l'Osapp denuncia che «la polizia penitenziaria è stata completamente abbandonata dalla politica e dalle istituzioni».

Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 16:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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