Lampedusa, è polemica sui soccorsi. Superstiti indagati per clandestinità

Sabato 5 Ottobre 2013
Lampedusa, è polemica sui soccorsi. Superstiti indagati per clandestinità
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polemica sui soccorsi a Lampedusa. La Procura di Agrigento non ha aperto alcuna inchiesta sui soccorsi prestati in mare ai migranti che erano sul barcone naufragato due giorni fa al largo di Lampedusa. Lo si apprende da fonti giudiziarie sottolineando che alcun fascicolo è stato istruito né su civili né su militari e forze dell’ordine. Intanto, a causa del mare mosso, restano sospese le ricerche nel barcone inabissato.

Le polemiche. Una denuncia, secondo quanto scrive il quotidiano La Sicilia, sarà presentata, invece, alla Procura militare di Napoli da un generale dell’aeronautica militare in congedo, Vittorio Scarpa, che ha annunciato l’iniziativa per fare chiarezza su chi e perché non avrebbe avvertito la guardia di finanza del naufragio.

Le accuse alla capitaneria. Anche alcuni pescatori dell'isola accusano la capitaneria. Marcello Nizza, un uomo sulla trentina, cova delusione, la tensione di 24 ore prima non si è ancora scaricata. Racconta: «Abbiamo fatto tutto il possibile per salvare quei poveretti, senza preoccuparci di altro. Naturalmente, abbiamo subito chiamato via radio la Capitaneria. Li abbiamo avvisati e sollecitati per tre volte. Sono stati minuti interminabili, noi abbiamo gettato salvagenti in mare, allungato mani, ci siamo anche tuffati per salvare un uomo che stava annegando. E le motovedette non arrivavano». Nel calcolo di quegli attimi che segnavano la differenza tra la vita e la morte, Marcello mette 45 minuti. Loro a tirare su superstiti esausti, scivolosi per il gasolio che avevano impregnato sul corpo. Quasi tutti rimasti senza vestiti.

Parigi chiede riunione urgente Ue. Una riunione urgente dei Paesi europei sull'immigrazione dopo la tragedia di Lampedusa: è quanto chiede il premier francese, Jean-Marc Ayrault. «E' importante che i responsabili politici europei ne parlino, e presto, insieme - ha detto - Tocca a loro riunirsi per trovare la risposta giusta: la compassione non è sufficiente».

Boldrini: misure repressive non risolvono il problema. «Con le misure repressive non risolveremo mai il problema: è impensabile che chi fugge da guerre e morte si fermi davanti a delle ipotesi di reato»: lo ha detto il presidente della Camera Laura Boldrini al termine della visita al centro di Lampedusa durata circa due ore chiedendo che «questa tragedia non venga sdoganata con qualche ora di commozione ma la politica dia seguito con interventi legislativi». Nel corso della visita Boldrini era accompagnata dai membri dell'intergruppo di lavoro sull'immigrazione della Camera che hanno potuto constatare le condizioni in cui vivono gli immigrati definendole «indegne di un paese civile» e annunciando un impegno immediato in sede legislativa per migliorare l'attuale norma sull'immigrazione. «Il dovere delle istituzione è non stare nel Palazzo - ha detto Boldrini - e oggi i parlamentari hanno preso degli impegni. Questa è la politica che bisogna fare». Boldrini ha sottolineato che si farà di tutto per accogliere le richieste dei sopravvissuti e cioè quella di poter identificare i loro familiari morti nel naufragio e di lasciare prima possibile il centro. Infine, Boldrini ha ribadito la necessità di fare chiarezza sulla legge sull'immigrazione. «Chi soccorre in mare fa una cosa legittima e doverosa, è un principio sacrosanto, a prescindere dalle leggi. Soccorrere è un dovere, non soccorrere è reato».

Superstiti indagati per clandestinità. I superstiti del naufragio di Lampedusa, dopo essere identificati, saranno indagati per immigrazione clandestina dalla Procura di Agrigento. Nessuna iscrizione è ancora avvenuta, ma ci sarà perchè è un atto dovuto, spiegano i magistrati, legato a una norma in vigore. Il reato prevede come pena massima una multa di 5.000 euro.

La corona di fiori. Cinque pescherecci lampedusani hanno sfidato il mare Forza 5 per andare a deporre una corona di fiori vicino al punto del naufragio dei migranti. Un momento emozionante e commovente anche per i cinquanta uomini del mare che erano a bordo e che ogni giorno escono per le battute di pesca e che spesso tornano con migranti salvati nel Canale di Sicilia. «Abbiamo manifestato - dice Totò Martello, presidente del consorzio dei pescatori - contro chi ogni volta che accade una tragedia e si accendono i riflettori sull'isola porta solidarietà; ma quando si spengono i riflettori i pescatori, i lampedusani, restano al buio coi loro problemi. La sensibilità dei nostri politici non viene manifestata altrettanto quando bisogna affrontare temi fondamentali per la vita quotidiana di chi nell'isola ci vive».

I superstiti: eravamo 518, ancora 252 cadaveri nel relitto. «Il barcone, che è naufragato a poca distanza dalla costa lampedusana l'altro ieri, aveva a bordo 518 migranti. Ce lo hanno detto con precisione alcuni sopravvissuti che abbiamo incontrato nel centro di accoglienza. Loro dicono di aver fatto un calcolo preciso contando i viaggi dei pulmini che li portavano sul natante a Misurata»: lo ha detto l'on. Mario Marazziti stamane a Lampedusa con il presidente della Camera Boldrini e i deputati dell'intergruppo parlamentare di lavoro sull'immigrazione.

Secondo la cifra fornita dai migranti superstiti sarebbero quindi 363 i morti del naufragio, considerato che 155 sono i sopravvissuti. Ben 111 corpi sono stati recuperati e quindi mancherebbero all'appello 252 persone. «I migranti ci hanno raccontato - ha aggiunto Marazziti - che il loro barcone alle 3.30 dell'altro ieri era davanti alla costa lampedusana. Una barca si sarebbe avvicinata per prendere coscienza di chi vi fosse a bordo e poi si sarebbe allontanata. I migranti avrebbero visto un'altra barca un pò più lontano ma non sanno dire se fossero stati visti. Coi motori fermi, il barcone strapieno di persone sarebbe rimasto fermo per circa un'ora davanti alla costa facendo anche segnali acustici con la sirena. A bordo nessuno aveva telefonini perchè erano stati sequestrati. Qualcuno ha allora deciso di dar fuoco a una coperta per segnalare la propria posizione. A quel punto i migranti, per paura delle fiamme si sarebbero spostati su un lato dell'imbarcazione che si è rovesciata scaraventando tutte le persone a mare. Questo sarebbe avvenuto poco prima dell'alba, verso le 6.20».

Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 11:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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