Tornata a casa la 17enne fuggita.
«Vi ho fatto soffrire, perdonatemi»

Giovedì 21 Agosto 2014 di Laura Bogliolo
Tornata a casa la 17enne fuggita. «Vi ho fatto soffrire, perdonatemi»

Mamma apri, sono Ginny. C’ un volto speciale per le donne che hanno perso lo sguardo dei figli, anche solo per un’ora. Gli occhi fissi slacciati dalla realtà, costretti a vedere un’altra versione di sè, quella senza un futuro. Da ieri mamma Karen è tornata a vivere. «Mia figlia ha citofonato, ho sentito la sua voce, sono quasi svenuta dalla gioia». Ginevra Randazzo, 17 anni, è tornata a casa dopo 23 giorni di silenzio. Una fuga rocambolesca dalla famiglia, scappata dalla finestra al pianoterra di via Tallone, nel quartiere di Piansaccoccia.

L’ABBRACCIO

«Ho voluto fare un’esperienza, provare a me stessa che potevo farcela da sola...», dice Ginevra mentre abbraccia mamma Karen e il suo compagno Gianluca Riparbelli, che ha scatenato su Facebook una campagna multimediale per cercare di ritrovare la giovane. Una fuga che non può definirsi come una «semplice bravata». Perché dietro l’allontanamento c’è l’ombra del brutto giro nel quale Ginevra era finita, cattive amicizie, rave party e la pista della droga. «Abbiamo scoperto una realtà a volte inquietante, dove ci sono tenebre e buio - dice mamma Karen - e spero che l’esperienza di Ginevra possa insegnare a tanti altri ragazzi che è possibile cambiare strada». A condurre le ricerche su Ginevra sono stati i carabinieri della stazione di La Storta. «Ringrazio il comandante Casaburi e il suo vice Ravaioli, per la professionalità e l’umanità» aggiunge Karen. I militari nei 23 giorni di allontanamento hanno sentito oltre settanta persone tra parenti e amici. Ed erano proprio le nuove amicizie di Karen a interessare gli investigatori. La giovane infatti è stata aiutata a nascondersi. «Ginny torna, altrimenti ci metti nei guai» avevano scritto i presunti amici su Facebook. Perché Ginny ha 17 anni, perché aiutare una minorenne a fuggire di casa è un reato. La famiglia aveva denunciato 9 persone perché inizialmente avevano negato ogni coinvolgimento e tentato di coprire in ogni modo la fuga.

«VITA NOMADE»

«Ho fatto una vita un po’ nomade, ho dormito nei giardini, ma ce l’ho fatta» dice la diciassettenne «vi ho fatto soffrire, scusate». Gli investigatori sono convinti che Ginny sia stata aiutata e ospitata da qualcuno. La giovane verrà ascoltata dai carabinieri e le indagini proseguiranno se troveranno dei riscontri. Fondamentale è stata l’azione dei militari nel ritorno a casa di Ginny: il cerchio si stava stringendo sempre di più verso l’ambiente che ha offerto copertura alla diciassette, che alla fine è stata convinta a tornare a casa. «Ginevra sta bene, è stata felice di rivederci» continua a ripetere Karen mentre la sua casa si riempie di parenti, amici e vicini di casa. Poi c’è quella nonna di 84 anni alla quale hanno detto solo ieri della scomparsa della nipote. L’aveva sognata mentre diceva «ho fame», quasi una premonizione. «Ginevra è dimagrita, ma si riprenderà» dice sorridendo Karen. «Grazie a Dio Ginevra è tornata a casa!» il messaggio comparso ieri su Facebook poco dopo le 15.40 che ha fatto esplodere la gioia sul web. La festa a casa Randazzo continua fino a sera tardi, mentre Karen ripete: «La mia Ginny, è stata la Ginny di tutti, grazie per l’aiuto che ci è stato dato, anche da sconosciuti».

Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 13:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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